Deflazione: ora è ufficiale

Deflazione: ora è ufficiale

Mancava solo questa, certo, per alcune nostre regioni non è proprio una novità, ma ora l’Istat lo ha ufficializzato per l’intero nostro Paese: L’Italia è in deflazione.

Non accadeva dal 1959, peraltro in un periodo di boom economico, ma ciò che sconcerta maggiormente è la discrepanza assoluta fra le dichiarazioni di ottimismo e fiducia dei nostri governanti ed i “servizi” che vanno in onda nei telegiornali delle reti nazionali, rispetto all’infinita serie di notizie negative che arrivano dalla nostra economia.

Subito dopo la notizia dell’entrata in deflazione l’Istat ci ha anche informati che a luglio è aumentata nuovamente la disoccupazione, nonostante le decine di migliaia di nostri connazionali che vanno all’estero per trovare un lavoro e le centinaia di migliaia che non rientrano fra i disoccupati soltanto perché sono talmente sfiduciati che un lavoro … non lo cercano neppure più.

A luglio si sono persi 35.000 posti di lavoro, più di 1.000 al giorno (sabati e domeniche comprese), ed il tasso di disoccupazione è balzato al 12,6% con un incremento dello 0,3% rispetto al mese precedente (+0,5% rispetto all’anno scorso).

A volte mi fermo a riflettere su un fatto: cosa deve ancora accadere in Italia perché l’attuale Governo si renda conto che la strada intrapresa non ci porta da nessuna parte se non nel baratro?

In altre parole, quali notizie drammatiche, di carattere economico, devono ancora arrivare prima che Renzi o Padoàn diano le dimissioni per “incapacità manifesta”?

E mi chiedo ancora, ma quando l’Istat, ormai con frequenza giornaliera, comunica a Renzi e Padoàn i disastrosi dati economici, questi due, fra di loro, cosa si dicono? Se ne fregano? Ridono? Pensano a quello che dovranno dire (e far dire) alle televisioni?

Chiedo a voi, cari lettori, se vi trovaste al loro posto, come reagireste? Non vi sentireste in imbarazzo? Non vi sfiorerebbe l’idea di aver completamente fallito e, quindi, per dignità, non rassegnereste le dimissioni?

Fin dove bisogna precipitare non dico per cambiare completamente rotta, ma perlomeno per cominciare a discutere se la via che abbiamo imboccato non ci porti verso il disfacimento totale?

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro