Roberto Ditaranto e Unicredit: un caso che non può essere dimenticato

Roberto Ditaranto e Unicredit: un caso che non può essere dimenticato

I miei lettori più fedeli ricorderanno certamente l’incredibile vicenda, che Finanza In Chiaro ha seguito fin dagli albori, e che vede come protagonisti da un lato il Sig. Roberto Ditaranto e dall’altro Unicredit.

In sintesi alla fine del gennaio del 2009, probabilmente per un errore, Unicredit revocò d’imperio tutti gli affidamenti alle tre società in capo alla famiglia del Sig. Roberto Ditaranto, senza che ci fossero sconfinamenti o rate impagate del finanziamento chirografario e del mutuo ipotecario a suo tempo concessi, chiedendo l’immediato rientro.

L’evento fu ovviamente devastante e, seppur a costo di immani sacrifici si riuscì ad evitare il fallimento, ebbe come conseguenza la chiusura di tutte le attività in capo alla famiglia del Sig. Roberto Ditaranto, che, da quel momento, entrò in una specie di inferno dantesco per le lungaggini della burocrazia e soprattutto della giustizia (con la g minuscola).

La disperazione per una vita personale e familiare distrutta, portò il Sig. Roberto Ditaranto a prendere la parola durante l’Assemblea dei soci della Banca tenutasi nel maggio 2012, la frase conclusiva dell’intervento raggelava l’intero auditorio “non escludo che qualora non venga risolta la mia posizione, l’elenco degli imprenditori che si sono suicidati possa allungarsi”.

L’intervento ebbe larga eco sulla stampa nazionale ed in sede di replica l’AD Ghizzoni ebbe parole concilianti promettendo che la vicenda avrebbe trovato a breve una soluzione.

Spenti i riflettori dei media, invece, non accadde nulla e per il Sig. Roberto Ditaranto il passare dei giorni ha tramutato la sua vita in una lenta agonia.

Un nuovo accorato intervento all’Assemblea dei soci del 2013 non portò a smuovere la situazione e stavolta rimaneva solo Finanza In Chiaro ad occuparsi della vicenda, il numero dei suicidi di imprenditori, nel frattempo, è diventato talmente lungo da non far notizia, ed i media nazionali non se ne occupano più. Pensate, cari lettori a che punto siamo arrivati, ci siamo assuefatti anche a drammi personali e familiari per portano persone per bene a togliersi la vita.

Non volendo adeguarmi alla “stampa” nazionale, ho chiesto, quindi, al Sig. Roberto Ditaranto di relazionarmi sul suo nuovo intervento all’Assemblea dei Soci tenutasi alcuni giorni fa, volevo scrivere un altro articolo sulla assurda vicenda continuando ad interessarmi al caso finché non si fosse arrivati ad una soluzione.

Quando però ho ricevuto la mail, ho percepito immediatamente che dietro alla disperazione dell’uomo c’è una forza che mai, personalmente, sarei stato in grado di trasmettere, ed allora ho deciso di pubblicare interamente le riflessioni del Sig. Roberto Ditaranto. Eccole:

 

 

Carissimo Dott. Giancarlo Marcotti,

innanzitutto La devo ringraziare per la Sua sensibilità nei miei confronti.

Lei è stato l’unico giornalista imparziale che è riuscito a pubblicare la realtà dei fatti.

Ringrazio Dio che mi ha fatto incontrare Lei.

Oggi purtroppo i poteri forti con il “demonio denaro” riescono a comprare anche l’anima delle persone. 

Io sono del parere che quando un uomo vende la propria dignità per soldi non si può chiamare “UOMO”.

In questi tre anni ho avuto modo di toccare direttamente e fare esperienza diretta di come viene manipolata anche la stampa. 

Ancora una volta GRAZIE per la Sua disponibilità, professionalità e serietà con la quale svolge il Suo lavoro.

 

Una riflessione sul mio intervento in assemblea Unicredit del 13.05.2014.

 

Dopo 5 anni non riesco ad avere delle risposte e non riesco a capire tanti PERCHE’:

 

1)-Perchè al 31.gennaio.2009 vengono revocati e segnalati in centrale Rischi  i due contratti di finanziamento e di mutuo, senza nessuna rata in sospeso?

2)-Che interesse ha avuto la banca ad usare questo comportamento quando l’azienda Miba Trading srl e collegate, tutto il nucleo famigliare non avevano contenziosi, procedure in corso, insomma nessuna azione che potesse compromettere la fiducia con la stessa banca?

La Dott.ssa Baghi e colleghi di Bologna erano  a conoscenza del grosso progetto che stavo sviluppando con la collegata Telewebnet srl a livello nazionale. Era anche a conoscenza che con la società collegata avevo un grosso socio industriale ad interesse Europeo/Mondiale. (Cliente della stessa banca) 

3)-Perchè l’amministratore Delegato Ghizzoni una volta riconosciuto lo sbaglio da parte della banca non si è interessato a chiudere la faccenda, facendo da una parte il bene della banca stessa, dall’altra un bene al paese. Sbloccando me/la mia famiglia/impresa si poteva riavviare di nuovo il tutto per l’inizio di un nuovo sviluppo creando posti di lavoro? 

Unicredit avrebbe dato una bella immagine, una banca che riconosce lo sbaglio e paga subito i suoi errori. (Una bella pubblicità).

Faccio questo esempio in miniatura,  ma raffrontato con tanti come me sicuramente avremmo tutti quanti meno problemi, il paese soffrirebbe di meno. Grazie solo alla verità e alla LEALTA’. 

4)-So che ultimamente la filiale Unicredit di Via Spezia Parma  è stata chiusa. Che fine ha fatto la direttrice dott.ssa Baghi?  Chi è stato il vero artefice? Unicredit ha preso provvedimenti sul personale? Oppure questi funzionari sono stati premiati da qualcuno per aver creato questa distruzione?

5)-Dopo l’ultimo mio intervento cosa farà Ghizzoni? Aspetterà che la Giustizia farà il suo corso? Di che cosa,  visto che è evidente l’errore commesso? Per prendere ancora tempo? Per risparmiare sul danno richiesto? 

Impossibile risparmiare in quanto dopo il 30 giugno, come detto vi sarà un’altra citazione di risarcimento danni biologici. Quindi più tempo passa più aumenteranno i danni senza considerare i danni all’immagine Unicredit, a livello nazionale ed internazionale.

6)-Inoltre si aggiungerà la denuncia per istigazione al suicidio!

7)-Ghizzoni e tutto il consiglio forse penseranno questo: prendiamo ancora tempo, tanto Ditaranto non reggerà, si suiciderà e ci siamo tolti un problema  a costo zero.

SBAGLIATO! 

Il Ditaranto può morire solo in queste condizioni:

A)-Morte per vecchiaia.

B)-Morte per incidente.

C)-Morte se viene ammazzato.  

D)-Da escludere al 100% il suicidio in quanto il Ditaranto ha incontrato “Dio”.

Di questo devo ringraziare infinitamente Unicredit, confermando il mio grande AMORE verso la banca e verso tutti. Sono sicuro che la gestione della banca cambierà molto rapidamente. E’ già in atto il cambiamento! 

Unicredit farà la sua battaglia sfruttando come strumento il potere economico, chiuderà la bocca ai giornalisti, utilizzerà la disonestà.

Io farò la mia battaglia solo e grazie alla FEDE.

Abbiamo in campo tre elementi:

A)-Unicredit Ghizzoni.

B)-Roberto Ditaranto

C)-Il tempo limitato.

 

Soluzione 1-L’accordo veloce significa: un bene per la banca, un bene per Ditaranto, un bene per la collettività, un bene per un rilancio di immagine Unicredit dal basso.

Soluzione 2-La mancanza di accordo significa un grosso danno per la banca e per Ghizzoni oltre minimo i diecimilioni di euro.

Un danno anche per il sistema bancario nazionale/Europeo/Mondiale.

Se io dovessi morire per qualsiasi motivo, aumenterebbero di gran lunga  i danni per Unicredit.

Soluzione 3 nessun accordo e rimanendo in vita il Ditaranto.

DANNI ENORMI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Concludendo: che interesse ha Unicredit a non chiudere la controversia?

Io devo essere liberato quanto prima, in quanto devo aiutare tante persone, famiglie e imprenditori a rischio, che sicuramente non ce la faranno.

La forza più grande a livello planetario: LA FEDE.

Abbracci.

Roberto Ditaranto

 

Naturalmente, per quanto mi riguarda, non finisce qui, voglio comunque scrivere un altro articolo che, prendendo spunto da questa vicenda, riporti all’attenzione dell’opinione pubblica che dietro le manifestazioni di fiducia nella ripresa più volte sbandierate dai nostri politici, tutt’oggi si vivono drammi personali e familiari inammissibili in uno Stato che ha la supponenza di dichiararsi “democratico”.

Sulla vera tortura che persone per bene sono costrette a subire, a causa di una giustizia che evidentemente non funziona ed ha perso di credibilità, non può calare il silenzio.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro