Draghi sta con la Bundesbank, per l’Italia sarà un autunno incandescente

Draghi sta con la Bundesbank, per l’Italia sarà un autunno incandescente

Da Mario Draghi arriva un siluro all’Italia, a ben vedere soltanto il nostro Governo poteva pensare che la Bce potesse andare in rotta di collisione con la Bundesbank, ovviamente, invece, è sempre la Banca Centrale tedesca a dettare le regole e pretendere che vengano rispettate.

Aveva imposto il fiscal compact ed il nostro governo Monti lo aveva sottoscritto ben sapendo che mai e poi mai saremmo riusciti a mantenere gli impegni assunti, ma forse è bene ricordare cosa sia questo “patto fiscale” e quali conseguenze avrà.

In parole povere il fiscal compact è un accordo per cui gli Stati membri dell’Unione europea si impegnano a rispettare alcuni vincoli, ecco i principali:

–          Pareggio di bilancio

–          Non sforare la soglia dello 0,5% di deficit strutturale

–          Riduzione del rapporto debito/Pil di un ventesimo all’anno fino ad arrivare alla soglia del 60%

–          Coordinamento del piano di emissione del debito con la Commissione europea

Il “Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica monetaria” (questo il vero nome del fiscal compact) è stato firmato il 2 marzo del 2012, hanno sottoscritto l’impegno 25 delle 27 nazioni che fanno parte dell’Ue con l’eccezione di Gran Bretagna e Repubblica Ceca (mica so’ scemi questi) ed è entrato in vigore il primo gennaio del 2013.

Ricordiamo un attimo la situazione dell’Italia in quel momento. Tre mesi prima c’era stato il golpe con la cacciata di Berlusconi e spread a 550 punti, il Governo Monti aveva già iniziato la sua cura che avrebbe portato l’Italia in ginocchio (ed a non potersi più rialzare), ma quello è anche il periodo in cui più dura si fa la crisi della Grecia, una situazione quasi da guerra civile, ed il Paese ellenico serve come monito per gli altri membri dell’Ue che si affrettano a firmare un trattato praticamente impossibile da rispettare.

Ma occorre essere obiettivi e ricordare che, certo con una rivoltella puntata alla tempia, il nostro Governo sottoscrive il Trattato, ma il nostro Parlamento nel luglio del 2012 lo ratifica con percentuali bulgare: 216 SI’, 21 astenuti e 24 NO al Senato e 368 SI’, 65 astenuti e 65 NO alla Camera.

Ed ecco che siamo arrivati, a due anni da quella ratifica parlamentare, a dover rispettare i patti e la situazione è questa: non siamo in grado, non solo di mantenere gli impegni, ma neppure di avvicinarsi minimamente!

In questi due anni la nostra situazione economica, anziché migliorare, è notevolmente peggiorata, perché la cura Monti soprattutto, ma anche quella Letta e Renzi, ci hanno affossato completamente ed allora il nostro attuale Premier va a Strasburgo e dovendo dire che l’Italia non manterrà i patti parla di “flessibilità”.

La parola “flessibilità” è diventata un mantra ed il suo significato è “non abbiamo i soldi per cominciare a pagare le rate, per favore posticipatele”

Tutti sanno, e la Bundesbank per prima, che non saremo minimamente in grado di rispettare il fiscal compact ed allora le risposte alla nostra supplica sono del tipo “ok, ma perlomeno dateci un minimo segnale che alla scadenza della proroga che vi concediamo sarete in grado perlomeno di rispettare in minima parte gli impegni assunti”

E Renzi risponde “faremo le riforme” la cui traduzione è “soldi sarà impossibile, ma il nostro impegno per non fare ulteriormente peggiorare la nostra situazione economica in futuro ce lo mettiamo”.

Ed ecco che oggi Mario Draghi, andando nel solco della Bundesbank, ci ricorda che con gli “impegni” non si mangia, servono i soldi, ed allora per il nostro Governo, ma soprattutto per l’Italia, l’autunno sarà caldo, ma che dico caldo, bollente, ma che dico bollente … incandescente.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro