Inflazione o deflazione, cosa è peggio?

Inflazione o deflazione, cosa è peggio?

Chi l’avrebbe mai detto? Tutti coloro che hanno una certa età ed hanno vissuto gli anni della “grande inflazione” non avrebbero mai pensato che durante la loro vita si sarebbero dovuti confrontare anche con il problema opposto, quello della deflazione.

Ma come, se i prezzi scendono è un problema? Durante gli anni settanta e ottanta veder scendere i prezzi sarebbe stato un sogno, perché oggi è un incubo?

Allora, andiamo con calma e cerchiamo di capire perché due fenomeni opposti, come inflazione e deflazione siano entrambi un problema.

La situazione ideale per qualsiasi Stato è che la sua economia abbia uno sviluppo costante e sostenibile, ebbene, sul termine “costante” nessuno di noi ha dubbi, ma cosa significa “sostenibile”?

In nessun altro campo, come quello economico, è valido il detto “il troppo stroppia” anche fattori inequivocabilmente positivi, come potrebbero essere ad esempio l’occupazione e la crescita, quando superano alcuni parametri possono creare seri problemi.

Da qui nasce il concetto di “sostenibilità”. Lo sviluppo risulterà sostenibile qualora i benefici di cui godiamo oggi non andranno a compromettere quelli futuri.

E l’esempio più classico, ed attuale, riguarda proprio il debito pubblico, se infatti per ottenere una crescita economica negli anni aumentiamo costantemente anche il debito pubblico, tale crescita non risulta “sostenibile” perché fatta a discapito delle future generazioni che si troveranno a dover pagare interessi sempre crescenti sul debito pregresso e quindi con la necessità di ridurlo .

Nell’attuale sistema economico risulta naturale che parte della ricchezza creata venga scaricata sui prezzi, l’inflazione, quindi, se contenuta in limiti fisiologici risulta anche un incentivo allo sviluppo.

Ed il limite fisiologico è proprio il tasso di crescita, se i prezzi crescono stabilmente e per un periodo prolungato più del Pil si innescano diverse problematiche di carattere sia economico, come il calo del potere di acquisto delle famiglie, sia sociale, poiché l’inflazione è una tassa che colpisce tutti in egual misura risultando così più “pesante” per coloro che hanno redditi più bassi.

D’altro canto, però, la deflazione non è un problema meno serio, poiché l’attesa di prezzi futuri più bassi induce le famiglie a rimandare gli acquisti deprimendo i consumi ed innescando così una spirale nella quale il problema tende ad allargarsi ed ad aggravarsi con conseguenze, sull’apparato economico/produttivo facilmente immaginabili.

Tutto ciò, poi, è ulteriormente aggravato dal fatto che l’Italia, essendo all’interno di una Unione monetaria non può godere di uno “stabilizzatore” naturale come, appunto, la moneta.

Il valore della propria moneta, naturalmente in un mercato che funzioni, è un eccezionale strumento di stabilizzazione per l’economia, essa infatti tende a far regredire gli eccessi.

L’economia si surriscalda? La moneta funzionerà fa “radiatore”.

L’economia si raffredda? La moneta funzionerà da “combustibile”.

Ma se noi non disponiamo di una nostra moneta, bensì ne utilizziamo una “straniera” non possiamo beneficiare di questo straordinario “correttore automatico” ed i problemi, così, si aggravano.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro