Italia: l'economia non va ... e allora si cambia discorso

Italia: l'economia non va ... e allora si cambia discorso

L’Italia riparte, sì, ma … lenta lenta, e non è in questo modo che si esce dal pantano nel quale siamo finiti. Contemporaneamente, tuttavia, rimanendo nella zona euro la sola cosa che potremmo fare per accelerare la crescita avrebbe costi sociali fortissimi, assolutamente improponibili per una classe politica.

Sapete perfettamente che sono uno dei più convinti oppositori del Governo Renzi, ma non tanto per quello che ha fatto, quanto per quello che NON sta facendo. Detto questo, però, non si può dimenticare che il Governo Renzi, pur non essendo stato eletto democraticamente dal popolo italiano, è un Governo politico e quindi non potrà mai prendere decisioni impopolari, o perlomeno oltre un certo limite.

Al momento sembra che i rapporti fra il nostro Governo ed i vertici europei si stiano decisamente raffreddando, fine di un amore o indecorosa messinscena?

Non si può al momento dare una risposta certa, ma per gli italiani la cosa è senza dubbio indifferente. Sia che l’Europa abbia utilizzato Renzi spremendolo finché ha potuto, per poi disfarsene, come aveva già fatto con Letta, sia che oggi i due stiano mettendo in scena la commedia per far digerire al popolo altri sacrifici, poco cambia, in entrambi i casi per gli italiani si prospettano ancora tempi duri, anzi, durissimi.

La nuova finanziaria ha drasticamente diminuito lo sgravio fiscale per le assunzioni a tempo indeterminato col nuovo contratto a tutele crescenti, passato da 8.060 euro a 3.250 euro, e la durata del beneficio è stata ridotta da tre a due anni, ed allora se i risultati ottenuti in termini di occupazione nel 2015 sono stati scarsi non oso pensare cosa accadrà nel 2016.

Per questo qualora anche il diverbio verbale fra Matteo Renzi e Jean Claude Juncker fosse “reale” dovrebbe essere fonte di preoccupazione per gli italiani, sarebbe infatti da interpretare come la “reazione” scomposta determinata da uno stato d’angoscia derivante dalla consapevolezza che non ci si ritrova in un pantano, ma si è finiti dentro le sabbie mobili.

Il fatto poi che oggi sui giornali l’argomento principale sia un’amenità come la “stepchild adoption” dovrebbe suonare come una sirena d’allarme per tutti. Quando l’attenzione dei media è concentrata su argomenti così lontani dai bisogni della “gente” significa che la situazione è davvero grave.

Volete che ve ne dia una prova?

Ebbene fate quest’esperimento, recatevi nei vari mercati rionali che ogni giorno riempiono le piazze dei nostri paesi e delle nostre città da Bolzano a Ragusa, e domandate alle persone cosa ne pensano della “stepchild adoption”.

Sapete cosa vi risponderanno gli italiani?

L’1% vi dirà “Sono favorevole”

L’1% vi dirà “Sono contrario”

Il 98% vi dirà “Ma vaffanc…”

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro