Pensioni: Italia "Repubblica delle banane"

Pensioni: Italia "Repubblica delle banane"

Forse hanno ragione alcuni lettori che mi scrivono alla mail personale: Dr. Marcotti, ma perché si stupisce ancora? Perché continua ad indignarsi? Siamo una “Repubblica delle banane” e probabilmente gli italiani non si meritano altro.

Però io non ce la faccio! E continuo ad indignarmi. Gli argomenti, per questo, non mancano, anzi gli scandali si susseguono con frequenza giornaliera.

Prendiamo ad esempio quest’ultima delle pensioni, questa della Corte Costituzionale che ha bocciato il decreto, istituito dal Governo Monti alla fine del 2011, che bloccava la rivalutazione delle pensioni superiori ai 1.450 euro mensili.

Ovviamente io non sono un Giudice della Corte, non ho le conoscenze giuridiche per dire se la decisione sia corretta o meno, fidiamoci e basta, oltretutto non è questo lo scandalo che voglio evidenziare.

Solo una parentesi, fra i tanti provvedimenti scellerati presi dal Governo Monti, questo mi sembrava davvero il più condivisibile, visto che se c’è una cosa sulla quale non si può discutere è che le pensioni attualmente erogate in Italia sono senza dubbio superiori a quanto dovrebbero essere, semplicemente per un puro calcolo matematico.

Questo naturalmente non può essere messo in discussione da nessuno ed in effetti, pur se con un colpevole ritardo, siamo già corsi ai ripari quindi fra alcuni anni coloro che andranno in pensione percepiranno molto meno rispetto a chi da tempo ha concluso l’attività lavorativa.

E ciò è vero in assoluto, ossia vale per qualsiasi pensione erogata negli scorsi anni, dalla più bassa alla più alta. Va da sé, però, che i ceti più deboli vanno sostenuti, ed allora che lo facciamo erogando una pensione che “non gli spetterebbe” oppure anziché chiamarla pensione lo chiamiamo sussidio, poco cambia, sono sempre soldi pubblici che vanno a fasce di popolazione che altrimenti scivolerebbero nella povertà assoluta, e naturalmente non è pensabile ridurre questi emolumenti che sono oltretutto già molto contenuti.

Quindi, giustamente, il decreto Monti, che bloccava la rivalutazione delle pensioni, riguardava soltanto quelle superiori al triplo dell’assegno sociale, ossia quelle superiori ai 1.450 euro mensili.

Naturalmente, anche qui, si sarebbe potuto scegliere un’altra soglia, che so, quattro volte la “minima” e quindi i 2.000 euro, ma poco cambia.

Detto questo oggi la Consulta ci dice che quella legge andava contro ai nostri principi costituzionali e quindi, in pratica era illegittima, da qui, ovviamente, la necessità di rimborsare coloro che si sono visti “congelare” il loro assegno pensionistico.

Finora quindi, nulla, tutto ok. Ma eccoci al punto. Qui si scatena la “Repubblica delle banane”.

Non sono il Presidente dell’INPS, non ho quindi i dati per calcolare a quanto possa ammontare il rimborso a questi pensionati, se posso fare una riflessione “spannometrica”, però, mi aspetterei un importo abbastanza contenuto, semplicemente per due ordini di motivi:

Il primo è che le pensioni in Italia, è opinione comune, siano molto basse. Escono infatti con una certa frequenza delle statistiche che ci informano, ad esempio, di come una pensione su due, nel nostro Paese, sia inferiore ai mille euro o cose del genere.

Il secondo motivo è che nel 2012 e nel 2013 l’inflazione in Italia è stata bassissima, addirittura nulla nel 2014.

Quindi … c’era ben poco da rivalutare.

Ma al di là di queste mie considerazioni “spannometriche” anche se di buon senso, ritengo che in un Paese “normale” all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ci sia un computer che abbia al suo interno un database nel quale siano inserite tutte le pensioni erogate.

Mi aspetto inoltre che, sempre in questo Paese “normale”, si possa fare una banale operazione, ossia selezionare da questo database tutti gli assegni superiori a 1.450 euro mensili e fare la somma di questi importi.

A questo punto al totale delle pensioni erogate superiori ai 1.450 euro mensili calcolare la percentuale di rivalutazione in base al tasso di inflazione avuto negli anni 2012 e 2013 (ripeto nel 2014 possiamo anche ritenerla pari a zero).

Totale del tempo necessario quindi per conoscere l’importo dovuto … diciamo … qualche secondo.

In un Paese normale, però … non in Italia.

In Italia non solo quell’importo non lo sa ancora nessuno, ma i numeri che si fanno sono talmente diversi fra loro che non si può far altro che parlare di “Repubblica delle banane”.

Si era partiti da 5 miliardi, poi sono diventati 7, quindi sono lievitati a 9 ed ora il giornale Repubblica titola “Pensioni, se il buco sale a 13 miliardi”.

Ora permettetemi, ma fra 5 e 13 miliardi … ne passa … non ci sono solo 8 miliardi (MILIARDI!!! E di euro!!!), ma è quasi il triplo!!! Possibile che non ci sia uno straccio di Ministro, Viceministro, Sottosegretario, Funzionario o anche Direttore dell’Inps che esca e dica quant’è questo importo?

Tanto quello è!!! Non è che cambia!!!

NO! In Italia sapere quella cifra è impossibile …

… proprio come nella “Repubblica delle banane”.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro