Renzi e Zingaretti come Tafazzi

Renzi e Zingaretti come Tafazzi

La domanda è sempre quella: ma Renzi ci è o ci fa? Da un semplice e personalissimo sondaggio gli italiani si sono espressi al 90% per il “ci è”, però io continuo ad avere dei dubbi, sembra proprio impossibile che l’umana stupidità possa arrivare a simili punti, io do ancora una chance al nostro Premier e voto per “ci fa”.

Naturalmente devo giustificare il mio voto e l’occasione me la dà proprio la notizia che compare oggi su tutti i media, ossia l’incontro che Renzi ha avuto a Firenze con il capo di Amazon Jeff Bezos. Con loro anche l’altro “volpino”, Dario Nardella, l’attuale sindaco di Firenze.

I giornali riportano con enfasi titoli del tipo “Renzi cicerone in Palazzo Vecchio per Ceo Amazon”.

Ce lo immaginiamo, ignorante com’è e con il suo inglese fluente il nostro Premier si sarà rivolto all’ospite americano con un “Ziz is Old Palace” e Nardella, come al solito quando parla Renzi, avrà annuito invidioso per la perfetta pronuncia anglosassone del suo illustre predecessore.

Renzi poi su twitter ha annunciato con gaudio il prossimo investimento che la multinazionale americana farà nel nostro Paese: un centro di smistamento a Passo Corese, frazione del comune di Fara Sabina in provincia di Rieti, ma ad una trentina di chilometri da Roma.

Un investimento da circa 150 milioni di euro che però non si concretizzerà prima dell’autunno 2017 e che nei tre anni successivi si stima possa occupare fino a 1.200 lavoratori.

Ebbene anche il Governatore della regione Lazio, Nicola Zingaretti deve essere inserito di diritto nella categoria dei “ci fa” perché ha rilasciato la seguente dichiarazione  “Nei prossimi giorni firmiamo il protocollo per sostenere ed essere vicini a questa grande impresa che investe sul nostro territorio. Questa è la Regione Lazio che stiamo costruendo insieme: protagonista e competitiva che vince le sfide dello sviluppo e del lavoro per le persone”.

E’ chiaro che sono entrambi in malafede, perché servono davvero due neuroni in numero per capire che se Amazon in tre anni arriva ad impiegare 1.200 persone contemporaneamente distrugge perlomeno un numero dieci volte superiore di altri posti di lavoro nel settore del commercio colpendo in egual misura sia la grande che la piccola distribuzione.

Basta sapere cosa fa Amazon  e perché investe. E’ noto a tutti che Amazon distribuisce in tutto il mondo i più disparati beni di consumo che, nella stragrande maggioranza, sono prodotti in Cina.

E come ovvio le società che vendono per corrispondenza hanno come punto debole i “tempi di recapito” delle merci. Chi compra, infatti, preferirebbe avere immediatamente disponibile il bene acquistato. E’ del tutto evidente quindi che una multinazionale come Amazon abbia una assoluta priorità, quella di avere consegne rapide, per questo deve aprire punti di distribuzione cercando di coprire il territorio in maniera capillare.

In Italia finora Amazon aveva soltanto un grande punto di distribuzione a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, zona ideale per servire tutto il nord Italia ma un po’ distante dal Centro e soprattutto dal Sud Italia, da qui l’esigenza di aprire una nuova struttura nelle vicinanze di Roma.

E d’altronde sull’argomento è stato esplicito anche Roy Perticucci, Vice Presidente Operations Europe di Amazon che ha dichiarato: “Questa nuova unità operativa sarà integrata nel network di Amazon che conta 29 centri di distribuzione in sette Paesi europei, che ci permettono di rispondere alla crescita della domanda e di mantenere le nostre promesse di consegne veloci e affidabili ai clienti in Italia”.

Chiaro no?

Basta poi fare un semplice calcolo, se Amazon dispone attualmente di 29 centri di distribuzione in sette Paesi europei, sarà compreso fra questi anche quello di Caste San Giovanni, quindi, al di fuori dell’Italia, il colosso americano dell’e-commerce ha già ora 28 centri di distribuzione in sei Paesi europei, una media di oltre quattro centri per ciascun Paese.

L’apertura di una nuova unità operativa in Italia, è sempre lo stesso Perticucci a ribadirlo, era diventata “Una necessità, visto il numero sempre crescente di famiglie che sceglie proprio Amazon per gli acquisti”.

Chiariamo, non sono un nostalgico dei piccoli negozietti, so perfettamente che il mondo va avanti, tuttavia la politica dovrebbe saper gestire e governare i cambiamenti che il progresso tecnologico comporta, e per questo i politici dovrebbero essere lungimiranti.

Lungimiranti ed onesti, anche intellettualmente, evitando quindi di prendere per i fondelli i cittadini parlando di 1.200 nuovi posti di lavoro e tacendo dei 12.000 che contemporaneamente vengono persi.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro