Treno Italo, un disastro annunciato

Treno Italo, un disastro annunciato

Secondo voi quante probabilità c’erano che un’azienda promossa dall’accoppiata Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle potesse avere successo?

Stiamo parlando forse dei due peggiori “imprenditori” (so che il termine è fuori luogo) che l’Italia abbia mai avuto, e lo hanno subito dimostrato imbarcando nella società e nominandolo Presidente, Antonello Perricone, colui che in sei anni, dal 2006 al 2012, come Amministratore Delegato e Direttore Generale di RCS, era riuscito, con acquisizioni scriteriate soprattutto in Spagna pagate una follia, a portare l’azienda che edita il Corriere della Sera sull’orlo del fallimento, poi  salvata in extremis dalla famiglia Agnelli.

Insomma il treno Italo aveva deragliato ancora prima di partire!

Adesso ben che vada ci sarà una “ristrutturazione”, verranno probabilmente licenziate 300 persone (o meglio verranno messe a carico della collettività) ed il futuro per gli altri 700 dipendenti è perlomeno incerto.

Ridicole poi le giustificazioni che il duo Montezemolo/Della Valle danno per il loro fallimento, se la prendono con tutti, con la politica innanzitutto, loro certamente pensavano di poter contare su soldi pubblici come hanno sempre fatto i loro predecessori che si sono imbarcati nelle “liberalizzazioni”, dato che in cassa, però, Renzi non ha neppure un euro, soldi non ne sono arrivati.

Ma soprattutto se la sono presa, udite udite, con Trenitalia, rea di “avergli fatto concorrenza con tariffe scontate”, e qui si capisce tutto. Avete inteso? Montezemolo e Della Valle davano per scontato che Trenitalia, essendo un carrozzone pubblico, gli facesse spazio facendosi rubare i clienti proprio nell’unica fascia profittevole, quella dei viaggi più costosi.

Montezemolo e Della Valle non conoscono né riescono a comprendere il termine “concorrenza”, proprio un bel modo di fare “impresa”.

Ovviamente, invece, Moretti ha ristrutturato, perlomeno un poco, le ex Ferrovie dello Stato ed è bastato questo per mettere in crisi NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori) che, già dal nome non poteva che risultare un fallimento.

C’è di peggio?

Certo!

Perché al solito adesso occorre andare a vedere chi ha finanziato questo “carrozzone” (il doppio senso è assolutamente voluto) e naturalmente scopriamo che in testa troviamo Banca Intesa Sanpaolo la cui esposizione sembra essere per centinaia di milioni di euro.

Ma come? Non si trovano i soldi per finanziare la piccola impresa e le famiglie e si trovano centinaia di milioni per finanziare Montezemolo e Della Valle? Ma scherziamo? Non è il caso che intervenga qualcuno per vederci chiaro? La Banca d’Italia ha vigilato sui rischi?

Ora NTV è oberata da 781 milioni di euro di debiti, dei quali 660 milioni con le banche,   soltanto negli ultimi due anni ha perso qualcosa come 159 milioni di euro e nel primo trimestre dell’anno il capitale sociale si è ridotto di un terzo.

Come verrà pagata questa montagna di debiti? Probabilmente mai.

Ed allora Banca Intesa per cercare di compensare le perdite aumenterà le spese e le commissioni sui conti correnti della povera gente? E’ certamente la cosa più probabile, visto che è sempre accaduto così.

Non bastavano a Banca Intesa le mega perdite accumulate con Alitalia? Ci volevano anche quelle del treno Italo?

Basta! Non ne possiamo più di “questa” Italia.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro