Anche in Germania cala il Pil (-0,2%)

Anche in Germania cala il Pil (-0,2%)

Mal comune mezzo gaudio? Siamo seri, il detto, se anche in alcuni casi potrebbe rivelare una verità non si attaglia certo per questa situazione, vedere scendere il Pil della Germania non ci deve far sorridere.

Non è la “gaffe” del professore antipatico che può essere una piccola rivincita per gli alunni perennemente vessati, l’Italia dalla frenata dell’economia tedesca non ha nulla da guadagnare, o no?

Beh! Forse è bene fare alcune considerazioni.

Vedere scendere il Pil non è mai una bella cosa, occorre però capire innanzitutto se ci troviamo di fronte ad un “dato anomalo” come quello, ad esempio, che ha riguardato l’economia statunitense nel primo trimestre dell’anno, rallentata da un’ondata di freddo di eccezionali proporzioni.

E per la Germania qualcosa di simile (ma al contrario), potrebbe anche essere accaduta, in pratica in Europa abbiamo avuto un inverno eccezionalmente mite, anche per questo l’economia tedesca era cresciuta decisamente più delle attese (+0,8%) nel primo quarto dell’anno.

Il clima decisamente “clemente” agevola, in particolare, il settore costruzioni, quindi può essere accaduto che “ci si era portati avanti” con alcuni lavori che, di conseguenza, sono venuti a mancare in questo secondo quarto, dopotutto se anziché guardare la trimestrale focalizzassimo la nostra attenzione sulla “semestrale”, per l’economia tedesca il bilancio sarebbe tutt’altro che deludente.

Facendo conti a spanne, ma non andando molto distanti dalla realtà, +0,8% e -0,2% fa all’incirca +0,6% e dato che il secondo semestre è sempre più proficuo del primo potremmo ipotizzare un +1,5% alla fine di questo 2014. Forse non si dovrà per questo stappare una bottiglia di champagne, ma rimarrebbe pur sempre un risultato “onorevole”, certamente un miraggio per l’economia italiana.

Detto questo, però, accampare scuse per giustificare un risultato negativo, non può essere la risposta di una nazione seria, quelle sono cose da italiani, i tedeschi, invece, devono riconoscere che qualcosa non sta funzionando ed affrontare quindi il problema.

Certamente oggi la Germania soffre per gli affanni della Francia, per i patimenti dell’Italia e, negli ultimi tempi anche per le problematiche legate alle sanzioni verso la Russia.

Per una nazione così improntata verso l’export le difficoltà dei loro naturali mercati di riferimento hanno certamente un peso determinante, se a questo aggiungiamo un euro tutt’ora sopravvalutato (nonostante il calo registrato negli ultimi mesi), certamente il quadro che ne esce risulta a tinte fosche.

Ed allora cosa fare? Ovviamente i casi sono due: o trovare nuovi mercati per le merci tedesche, cosa non facile soprattutto nel breve periodo, o rivolgersi maggiormente al mercato interno.

Si sa, infatti che i tedeschi “consumano poco”, ma se non hanno consumato negli ultimi anni con i tassi a zero ed una disoccupazione praticamente inesistente, perché dovrebbero cominciare a consumare proprio adesso che vedono il futuro un po’ più fosco?

Ed ecco allora che ai tedeschi rimane una sola via: aumentare la spesa pubblica. Gli investimenti in infrastrutture, in uno Stato che funziona, sono veri e propri investimenti, non soldi buttati (come avviene in Italia), per cui servirebbero a migliorare ulteriormente la produttività del Paese.

La Germania, poi, il cui attivo delle partite correnti si è ingrossato sempre di più in questi ultimi anni, ha conti pubblici in ordine e quindi una capacità di spesa che altri Paesi di sognano, perché dunque esitare?

Scialacquare è sempre disdicevole, investire è tutta un’altra cosa.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro