Borse: quanta credibilità ha “il mercato”?

Borse: quanta credibilità ha “il mercato”?

I dati macroeconomici rivestono un’importanza decisiva nelle scelte operative di investitori grandi e piccoli, in pratica il cosiddetto “mercato” si muove sulla loro base, è quindi fondamentale che siano calcolati con particolare cura e precisione.

Fra i tanti dati macro che vengono diffusi, quello che riveste di gran lunga la maggior importanza è il Pil (Prodotto interno lordo), l’indicatore sintetico più rappresentativo dell’andamento economico di un Paese.

Come è facile comprendere il calcolo del Pil, essendo un aggregato immenso di dati, non è una cosa agevole, negli Stati Uniti vengono fatte tre “letture”, la prima dopo un mese dalla scadenza del trimestre, la seconda dopo due mesi e la terza, quella definitiva, dopo tre mesi.

E’ anche ovvio che le tre letture solo “casualmente” coincideranno, ma normalmente non differiscono di molto. Ciò che è accaduto lo scorso trimestre, invece, è stato talmente anomalo da far sorgere più di un dubbio che i dati siano stati “ammorbiditi” per non “scioccare” troppo il mercato.

Torniamo indietro di qualche mese e vediamo cosa è accaduto.

Nel primo trimestre dell’anno, ed in particolare nel mese di gennaio, gli Stati Uniti venivano investiti da un’ondata di gelo particolarmente intensa che senza dubbio ha influito sui trasporti e quindi sull’intera apparato produttivo e commerciale del Paese, gli economisti, quindi avevano previsto una crescita del Pil inferiore di oltre un punto percentuale rispetto a quella registrata il trimestre precedente.

Nell’ultimo quarto dello scorso anno, infatti, il Pil statunitense aveva fatto registrare una crescita del 2,6% ma gli economisti prudenzialmente, per il primo trimestre dell’anno in corso avevano previsto un aumento dell’1,2% viste le condizioni climatiche alle quali abbiamo accennato.

Ebbene la prima lettura fu estremamente sorprendente, in negativo, l’aumento del Pil era stato infinitesimo, ci si era salvati dal segno meno per un nonnulla (+0,1%), riportiamo l’Ansa del 30 aprile scorso con la quale veniva comunicata la notizia.

(ANSA) – ROMA, 30 APR – L’economia americana nel primo trimestre è cresciuta solo dello 0,1%. Lo comunica il Dipartimento del Commercio. Il dato è peggiore delle attese degli analisti che, pur stimando un rallentamento della crescita alla luce dell’inverno rigido, avevano previsto una frenata al +1,2%. Il quarto trimestre si era chiuso con un Pil in crescita del 2,6%. …

Insomma gli economisti avevano sbagliato le previsioni … e di molto. A questo punto ci si sarebbe dovuta aspettare una reazione particolarmente brusca del mercato, insomma, in parole povere se ci attendiamo che l’economia cresca dell’1,2% e scopriamo invece che è cresciuta soltanto dello 0,1% il mercato borsistico dovrebbe crollare … ma non accade nulla di tutto questo.

L’indice S&P500 che in quel momento viaggiava poco sotto quota 1.880 punti rimane pressoché stabile, anzi nel mese successivo continua a salire, arrivando a 1.920 punti, arriviamo così alla seconda “lettura”, siamo alla fine del mese di maggio.

Gli economisti si attendono che venga riconfermato il dato della prima lettura (+0,1%) ed invece arriva una doccia fredda, stavolta davanti alla performance c’è il segno meno e non è neppure frazionale (-1,0%).

Ebbene, ora, se il mercato ha “un senso”, crollerà!

Macché ancora una volta non c’è alcuno storno dei listini azionari, anzi! L’indice S&P500 continua a salire incessantemente polverizzando giorno dopo giorno i suoi record storici arrivando a 1.960 punti.

E siamo così arrivati alla fine di giugno, terza e definitiva lettura del Pil statunitense del primo trimestre, stavolta gli economisti sono ancor più pessimisti e prevedono un -1,2% ma ciò che viene comunicato va molto al di là di ogni più pessimistica previsione: -2,9%!!!

Mamma mia!!! Un risultato che nemmeno l’Italia nei suoi trimestri peggiori di crisi era riuscita a fare!!!

Beh, a questo punto con gli indici americani sui massimi assoluti ed un dato così drammaticamente negativo i listini non potranno che scendere!

Ma neanche per sogno!

La chiusura dello S&P500, ieri sera, è avvenuta a quota 1.973,63 punti!

Insomma, un qualsiasi investitore, grande o piccolo che sia, deve porsi ora delle domande, tante domande, ma le tre principali sono:

1 – Ma questi economisti che razza di esperti sono?

2 – Il Dipartimento del Commercio come fa a sbagliare così marcatamente dando in prima lettura un +0,1% quando poi il dato definitivo risulterà -2,9%?

3 – Ed infine, soprattutto, ma perché il mercato ha continuato a salire???

Lascio a voi le risposte alle prime due domande. Siete dei dietrologi? Pensate che gli errori degli economisti e del Dipartimento del Commercio non siano del tutto casuali? Oppure optate per la buona fede e ritenete solo che lavorando si può sbagliare? Ripeto, lascio a voi le risposte.

Per la terza domanda, invece, come noto gli economisti sono straordinariamente bravi a dare delle risposte, in effetti questo è il solo motivo per il quale esistono: giustificare perché il mercato si è comportato in un certo modo.

Insomma, le previsioni le sbagliano, ma sanno però dirti perché le hanno sbagliate.

Ed allora ecco le giustificazioni che vengono date:

1 – Se l’economia va male la Fed diverrà ancora più “morbida” e manterrà i tassi a zero per un tempo ancora più lungo

2 – per la fine del semestre i gestori dovranno far risultare buoni rendimenti e di conseguenza continuano a comperare

3 – scordiamoci il passato, nel prossimo trimestre la crescita sarà “importante”, come prevede Goldman Sachs (+3,0%)

Se almeno una delle tre giustificazioni vi convince, siamo a posto, eccovi spiegato il motivo dei continui rialzi, io però vi voglio proporre tre mie considerazioni.

La prima: allora, perché i mercati azionari vadano bene, dobbiamo continuare a sperare che l’economia vada male?

La seconda: adesso è terminato anche il secondo trimestre, ma il mercato ha continuato a salire nel mese di luglio, questi gestori se dovevano mostrare buoni risultati dopo il primo semestre, perché continuano a comperare?

La terza: ma Goldman Sachs non era quella che aveva previsto un aumento del Pil del 3% anche nel primo trimestre?

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro