La banda degli onesti

La banda degli onesti

Indimenticabili Totò e Peppino in un film cult, probabilmente il migliore fra quelli girati dalla coppia di attori napoletani, un’irresistibile comicità senza tempo, ridiamo oggi come si rideva nel ’56, anno in cui venne girato il film.

Le analogie sono sorprendenti, il figlio di Totò, nel film, è un giovane da poco entrato a far parte della Guardia di Finanza che indaga sullo spaccio di banconote false ed il padre, improvvisato falsario, teme di nuocere alla carriera del figlio.

Inoltre si scopre poi che nessun componente della grottesca “banda” aveva avuto il coraggio di spacciare le banconote falsificate, quindi non era mai stato compiuto alcun reato.

Certo nessun reato, nessuna pena.

Ma, se si viene a conoscenza del fatto di essere intercettati e che sono state messe delle cimici in determinati luoghi anche uno sprovveduto capisce che il comportamento che si deve tenere è quello di far finta di nulla e comportarsi in maniera ineccepibile, loro (gli inquirenti) non sanno che noi sappiamo, quindi ci dimostreremo puliti e candidi come angioletti.

Non si deve di certo far “bonificare” gli uffici nei quali sono state piazzate le cimici, perché, evidentemente, la prima cosa che faranno gli inquirenti sarà quella di chieder conto del  comportamento avuto.

E dato che sostanzialmente non siamo né criminali né malavitosi, crolleremo immediatamente senza nemmeno tentare una “difesa”.

Insomma lasciamo stare processi e tantomeno condanne, il “reato” è stato scoperto prima che si manifestasse quindi non è da punire, però …

… però non si può evitare di essere additati al pubblico ludibrio.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro