La canonizzazione di Papa Wojtyla e … l'euro

La canonizzazione di Papa Wojtyla e … l'euro

Cosa c’entra la canonizzazione di Papa Wojtyla con la moneta unica? Apparentemente nulla, ma nella realtà molto.

Nel lunghissimo pontificato del Papa polacco possiamo vedere diverse “fasi”, per cui non è facile dare un giudizio unanime sulla persona e sulla sua influenza nel cambiare la storia del mondo.

Semplificando molto possiamo distinguere tre fasi. Una prima fase che chiameremo di “restaurazione e conservatorismo”.

Restaurare e conservare sono valori che normalmente la gente non ama per cui devono essere poste in essere da qualcuno che evoca l’esatto contrario, cioè “il cambiamento”.

E Karol Wojtyla è la persona ideale da quel punto di vista. Non è italiano (dopo 455 anni!!!), è molto giovane e non ha nulla a che vedere con la Curia romana.

Il nome scelto da Papa Wojtyla, poi, doveva evocare una continuità con uno dei papati più brevi e rivoluzionari della storia (la fine di Papa Luciani è ancora tutta da scrivere), mentre all’inizio non c’è nulla più in antitesi che Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II.

Tra i suoi primi atti, infatti, Karol Wojtyla ripristina la vecchia nomenklatura ai vertici dello Ior che Papa Luciani si apprestava a spazzar via, inoltre, sempre nei primi anni di pontificato, non fece nulla (anzi!) per debellare la piaga della pedofilia all’interno del clero e questo la dice lunga su chi fossero e cosa si aspettassero da lui i suoi “grandi elettori”.

Ma tutto improvvisamente e drammaticamente cambia il 13 maggio 1981 (la data non fu certo scelta a caso) quando Alì Agca gli spara in Piazza San Pietro.

Karol Wojtyla miracolosamente (forse avrei dovuto scegliere un termine diverso) sopravvisse all’attentato e da quel momento possiamo dire inizia la sua seconda fase.

Wojtyla vuol capire chi ha armato la mano del turco, è indubbiamente un uomo spaventato e la papamobile blindata ne è una prova lampante.

La terza fase è quella della malattia, nella quale Papa Wojtyla entra nella piena maturità e prende consapevolezza della sua “immortalità”.

E’ chiaramente, a mio avviso, la fase più bella di Giovanni Paolo II, indimenticabile quando arriva ad alzare il braccio già tremolante e con l’indice puntato in segno di monito e gli occhi spalancati dalla rabbia, sfida tutti i potenti della terra capaci solo di fare guerre e portare distruzioni.

Allora, mi direte, e l’euro?

Ebbene oggi i potenti (solo di nome, di fatto arroganti) della terra, visto che non possono più dire, come sbandieravano vent’anni fa, che l’euro avrebbe aumentato la ricchezza ed il benessere di tutti, la pace, la democrazia e la giustizia, cercano di mantenere lo status quo con il mezzo più infido e subdolo, diffondere la paura.

Abbandonare l’euro ci farebbe sprofondare nella miseria più nera, peggio di una pestilenza.

Ed ecco quindi che l’insegnamento di Karol Wojtyla ci può essere d’aiuto: Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo. Non abbiate paura!

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro