La doppia alternativa … negativa

La doppia alternativa … negativa

Tutte le persone che nella loro vita lavorativa si sono trovate a “vendere” qualcosa hanno fatto normalmente dei corsi di formazione ed avranno trovato certamente dei “formatori” che gli avranno spiegato la tecnica della “doppia alternativa positiva”.

Per i pochi che non la conoscessero la riassumo brevemente, mi scuseranno i professionisti della comunicazione per la mia semplificazione.

In pratica per spingere il potenziale cliente a prendere la decisione, il venditore gli prospetta due alternative, apparentemente, quindi, gli lascia la facoltà di scegliere, ma entrambe le alternative proposte, nella realtà, sono “positive” per il venditore.

Un classico esempio è il commesso del negozio che domanda al potenziale cliente: “Lo preferisce blu o nero?” dando così per scontato l’acquisto dell’abito, la sola cosa che rimane da decidere è il colore. E così per chi, telefonicamente, vuole fissare un appuntamento con una persona gli chiederà: “Ci vediamo  giovedì alle 18:00 o preferisce venerdì alle 17:00?” Dando sempre per scontato, comunque, che l’incontro fra loro avverrà e la sola cosa che rimane da decidere è in quale di quei due giorni.

Ebbene i nostri governanti, naturalmente con il contributo essenziale dei loro amici “giornalisti” ed “esperti della comunicazione”, stanno utilizzando la stessa tecnica nei nostri confronti.

Non so se avete notato sulla stampa nazionale come, in questi ultimi tempi stiano proliferando articoli nei quali si dibatte un tema cruciale per i destini del Paese: è meglio aumentare drasticamente la tassa di successione o istituire una nuova patrimoniale?

Cioè una sorta di doppia alternativa … ma negativa!

Perché il comune cittadino, in entrambi i casi, prenderebbe una fregatura.

Ed allora cari governanti, la mia risposta è:

No grazie! Non state a disturbarvi non voglio nessuna delle due!

Purtroppo, però, temo che gli italiani cadano nel tranello e partecipino a questo giochetto un po’ per ingenuità e molto perché ormai sono rassegnati a vedersi costantemente aumentare le tasse e non hanno la forza per ribellarsi.

Quando la pressione fiscale arriva ad una certa soglia, l’introduzione di nuove imposte o l’inasprimento di quelle già esistenti, anche se non ci colpiscono direttamente, è comunque una decisione deleteria perché si opera un trasferimento di denaro da un settore più efficiente (il privato) ad uno meno efficiente (il pubblico), ed il risultato algebrico non può che essere negativo.

Ed allora, cari lettori, non facciamoci ingannare: tasse, imposte, contributi, bolli? Rispondiamo: NO GRAZIE. Siamo a posto, ne abbiamo a sufficienza.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro