La fine della Grecia

La fine della Grecia

Ipotizzo quattro scenari possibili per il futuro della Grecia ed ad ognuno attribuisco una mia personalissima percentuale di realizzazione:

  • Va avanti così: 20%. E’ chiaro che questa è una non-soluzione che può avere solo una durata limitata, per questo attribuirgli una percentuale di realizzazione è arbitrario, nel senso che questa percentuale è senza dubbio alta nel breve termine, ma infinitamente bassa nel lungo termine. Tuttavia, con questa premessa, è una ipotesi da considerare, in pratica ciò vorrebbe dire che i Greci, o meglio l’attuale Governo ellenico, accetta di seguire le indicazioni della Troika (chiamatela come volete) e la popolazione si impoverisce sempre di più, ovviamente non può perpetuarsi all’infinito, ma virtualmente per un periodo sufficientemente lungo di tempo.
  • Default violento: 10%. Intendo dire senza un accordo con alcun Paese estero. In pratica non paga più il proprio debito e torna a stampare una moneta nazionale. Ovviamente verrà chiamata in giudizio presso organismi giudiziari sovranazionali dai suoi creditori, ma tenderà a non stipulare accordi con chicchessia. Isolata finanziariamente dovrebbe far fronte a momenti straordinariamente duri e difficili per la popolazione, la fortissima svalutazione della moneta nazionale, però, farebbe sì che il turismo possa avere un boom senza precedenti e l’economia dovrebbe faticosamente ripartire da qui.
  • Default controllato con aiuto di Russia e/o Cina: 30%. Già oggi la Cina ha acquisito “pezzi” dell’economia greca, in particolare sia la Russia che la Cina sono interessate al porto del Pireo attraverso il quale entrerebbero nel Mediterraneo. Per la Russia il territorio greco sarebbe un presidio di fondamentale importanza geo-politica, che la Nato interpreterebbe come una sfida, insomma, tornerebbe la guerra fredda. Agli Usa ed alla Nato non farebbe piacere nemmeno se ad entrare nel Mediterraneo fosse soltanto la Cina, ma certamente sarebbe una soluzione vista con meno apprensione.
  • Default controllato con aiuto dell’Occidente: 40%. Sarebbe senza dubbio la soluzione nettamente più sensata, una specie di piano Marshall che permetterebbe contemporaneamente di depotenziare gli effetti traumatici di un default incontrollato (anche se comunque si arriverebbe ad una ristrutturazione del debito), e magari l’Europa potrebbe raccontare la “bugia bianca” che si tratterebbe di una soluzione temporanea (ma poi non si tornerebbe mai indietro). Il grande vantaggio è che in questo modo non si andrebbero a variare gli attuali equilibri geo-politici già assolutamente precari, ma chiaramente potrebbe essere preso come il primo passo verso una disgregazione progressiva dell’euro perché se questa manovra avesse successo chi impedirebbe agli altri Stati, soprattutto del sud Europa, successivamente, di fare altrettanto? Personalmente a questa soluzione ho attribuito la percentuale maggiore, ma sono ben conscio che non possono essere molte le probabilità che l’Europa scelga come epilogo l’eutanasia dell’euro, tuttavia, la mia speranza (guai se mi mancasse) si fonda sul fatto che quando gli eurocrati si troveranno a dover scegliere fra una possibile terza guerra mondiale e il ripristino delle sovranità nazionali nel Vecchio Continente, possano rinsavire ed optino per la seconda soluzione.

Sarebbe proprio la più grande ed atroce beffa se l’euro, nato nella mente dei fondatori come strumento per impedire lo scoppio di una terza guerra mondiale, diventi, per un crudele gioco del destino, la miccia che la fa esplodere.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro