Le bolle speculative non si vedono … poi … scoppiano

Le bolle speculative non si vedono … poi … scoppiano

Sta per concludersi l’ennesimo mese con un bilancio positivo per Wall Street, è il sesto di fila, il decimo negli ultimi undici mesi (ha fatto eccezione solo il “gelido” gennaio) ed il diciassettesimo negli ultimi venti.

In questi ultimi venti mesi il Dow Jones ha guadagnato il 29,43%, lo S&P500 il 38,72% ed il Nasdaq il 47,36%. La domanda da porsi, quindi, non può essere altro che: è giustificato tutto questo ottimismo?

Vediamo quali possano essere le motivazioni per rispondere SI’ a questa domanda.

Si sa che se scoppia una crisi è anche perché l’intero sistema economico ha vaste sacche di inefficienza e un aspetto “positivo” delle crisi risiede proprio nella necessità che hanno le aziende di “ristrutturarsi”, quindi diamo per acquisito che quando si esce da un periodo recessivo, le imprese abbiamo migliorato la loro produttività.

Il fatto, però, è che il punto più basso della crisi è stato toccato nel marzo del 2009, quindi più di cinque anni fa ed il mercato, nel frattempo, avrebbe già dovuto incorporare questa maggiore efficienza.

E’ dal marzo 2013, cioè ormai da 16 mesi, che Wall Street continua a ritoccare i suoi massimi storici ed erano massimi, quelli del 2007, che avevamo detto tutti derivavano da quotazioni raggiunte all’interno di una bolla speculativa.

In pratica ciò significa che avevamo attribuito, alle valutazioni dei titoli sul mercato, dei multipli insostenibili, può anche essere che il miglioramento della produttività li abbia ora resi sostenibili, ma senza dubbio non si può non tener conto che nel frattempo i conti pubblici sono enormemente peggiorati e ciò non deve in alcun modo essere sottovalutato.

In altre parole, per uscire dalla crisi gli Stati Uniti hanno utilizzato risorse che non avevano (in pratica hanno “impoverito il futuro”) ed ora quegli “anticipi” in una qualche maniera vanno restituiti, o con una stretta fiscale oppure con tassi di crescita da “Paese emergente”.

All’orizzonte, però, non si vede niente di tutto ciò, anzi!

Per molti i livelli raggiunti da vari settori economici sono, di nuovo, assolutamente insensati, si citano spesso, a tal proposito, i titoli del comparto biotecnologico, ma non voglio entrare in questa discussione fra esperti, ci avventureremmo in un campo ancora poco esplorato e quindi con grandi margini d’errore.

Voglio quindi limitare il campo d’azione a settori estremamente “maturi” e quindi ben conosciuti.

Prendo ad esempio il titolo Alcoa.

Sappiamo tutti che stiamo parlando del colosso mondiale dell’alluminio, ed ora, dato che l’alluminio non si consuma in famiglia, ma lo utilizzano esclusivamente le aziende manifatturiere, è considerato il titolo ciclico per eccellenza.

Prendiamo in considerazione gli ultimi 11 mesi. Ebbene, per Alcoa sono stati tutti positivi, nemmeno nel “polare” mese di gennaio il titolo ha visto scendere le proprie quotazioni, in undici mesi le quotazioni di Alcoa sono salite del 120,91%!!! Insomma, ben più che raddoppiate. E’ normale?

Guardando alla congiuntura economica mondiale potremmo concludere che non ci sono di certo le condizioni per giustificare un simile aumento, certo l’azienda si è ristrutturata rispetto alla situazione pre-crisi, il bilancio è decisamente migliorato dai tempi più bui della recessione economica (2008 inizio 2009), ma non in maniera tale da giustificare un +120%!!!

Eppure il titolo trova sempre nuovi estimatori, non appena si assiste a qualche ritracciamento ecco che immediatamente accorrono acquirenti disposti a coprire immediatamente il gap, è accaduto così a gennaio, aprile, maggio e nel mese in corso, la buona semestrale, poi, ha fatto tornare le quotazioni in area 17 dollari!

Naturalmente abbiamo preso come riferimento Alcoa perché titolo ciclico per eccellenza e  rappresentativo di un comparto “maturo”, ma avremmo potuto benissimo prendere ad esempio il settore petrolifero con i due colossi Exxon e Chevron, entrambi sui massimi storici nonostante il prezzo dell’oro nero sia pressoché stabile da due anni e mezzo, e saremmo giunti alle stesse conclusioni.

Quali?

Che ci si accorge di essere all’interno di una bolla speculativa … soltanto quando questa scoppia.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro