Le obbligazioni … non sono tutte uguali

Le obbligazioni … non sono tutte uguali

Il Decreto del Consiglio dei Ministri, emanato lo scorso 22 novembre (e poi non dite che i nostri politici non lavorano! Non si riposano nemmeno la domenica!), che il Governo ha voluto denominare “salva-banche”, ma sarebbe più corretto definirlo salva-banchieri, ha fatto emergere, una problematica che, nella quasi totalità, i nostri risparmiatori ignoravano: le obbligazioni … non sono tutte uguali.

Innanzitutto ricordiamo che le obbligazioni sono un titolo di debito emesso da una società o ente al fine di finanziarsi. In soldoni possiamo ritenerle un “prestito” che i risparmiatori/investitori fanno all’emittente in cambio di un tasso di interesse preventivamente concordato.

L’obbligazionista, allora, si distingue nettamente dall’azionista in quanto non acquisisce una quota del capitale dell’azienda, quindi, sempre per essere chiari, non diventa in parte comproprietario della società, ma ne rimane solo creditore.

Per questo motivo molti, pensando di non aver acquistato “capitale di rischio”, si ritengono garantiti in caso di difficoltà dell’emittente, purtroppo, però, non è così, o meglio, certamente gli obbligazionisti sono più “tutelati” rispetto agli azionisti, ma in caso di dissesto finanziario corrono seri rischi di perdere in parte o totalmente il loro capitale.

Il sistema bancario, soprattutto in questi ultimi anni, ed a causa della crisi, è ricorso in maniera massiccia ai prestiti obbligazionari e nonostante nell’ultimo anno si siano ridotti anche in misura significativa, attualmente  in Italia la quantità di obbligazioni in circolazione risulta spropositata: 217 miliardi di euro!

Tuttavia, come già anticipato, ciò che il Decreto governativo ha fatto emergere in tutta la sua gravità è che le obbligazioni … non sono tutte uguali.

Ne esistono di tipologie diverse che hanno “gradi di rischio” differenti, e questo aspetto riveste un’enorme importanza per il risparmiatore/investitore. Nel caso delle ormai tristemente famose quattro Banche “fallite”, infatti, la differenza era fra … perdere tutto oppure non perdere nulla!!!

Ed allora visto che molti italiani hanno nel loro portafoglio obbligazioni bancarie e nella stragrande maggioranza non ne conoscono la tipologia, vale la pena di fare chiarezza su questo tema.

Fondamentalmente le obbligazioni bancarie attualmente in circolazione in Italia sono di quattro tipi, analizziamole in sequenza rispetto al grado di rischio che in linguaggio tecnico viene definito “subordinazione”.

In questi giorni avrete sentito parlare di obbligazioni subordinate, dette anche “junior” ed obbligazioni non-subordinate dette “senior”. Nella realtà, come anticipato, le subordinate sono di tre categorie differenti. Ma andiamo con ordine partendo da quelle meno rischiose.

Obbligazioni NON-SUBORDINATE o “SENIOR”: sono le meno rischiose perché chi detiene questo tipo di obbligazione, in caso di default dell’emittente, è il primo ad essere rimborsato (ovviamente se ci sono attivi della società), se poi nel prospetto che deve essere consegnato con la sottoscrizione leggete anche dei termini anglosassoni come “covered” o “secured”, ancora meglio! E’ una tutela in più (significa che sono coperte da una garanzia reale aggiuntiva).

Obbligazioni SUBORDINATE Lower Tier 2: sono molto diffuse hanno il grado di subordinazione “meno penalizzante”, in genere hanno durata di 10 anni ed un tasso fisso per i primi 5 anni, mentre per gli anni successivi il tasso diventa variabile più uno spread. Qualora abbiano una durata inferiore ai cinque anni prendono la denominazione di Obbligazioni Lower Tier 3.

Obbligazioni SUBORDINATE Upper Tier 2: anche questo tipo di obbligazione ha normalmente durata decennale, sono più rischiose delle precedenti perché l’emittente, in casi di difficoltà, può decidere di non pagare le cedole senza che per questo fatto debba dichiarare il default. Le cedole impagate, però, dovranno comunque, col tempo, essere onorate.

Obbligazioni SUBORDINATE Junior Tier 1: sono le più rischiose, quindi le prime, che, in caso di problemi per la Banca emittente non saranno pagate. Spesso sono “perpetue” ossia non hanno scadenza ed il valore nominale del titolo può essere tagliato anche in assenza di fallimento.

Insomma, son tutte “obbligazioni”, ma c’è una bella differenza in termini di rischio, ed ovviamente anche di rendimento, perché come sapete, il “rischio” ed il “rendimento” vanno sempre a braccetto, per parlar bene dovrei dire che hanno una forte correlazione … e quindi?

Quindi, se vi offrono interessi superiori a quelli di mercato chiedete sempre al vostro interlocutore a quali rischi vi sta esponendo, e se non ottenete una risposta convincente, meglio astenersi, di questi tempi è tornata molto in voga una battuta che il compianto Enzo Bearzot disse a poche ore dalla fondamentale partita col Brasile ai Mondiali di Spagna: “Primo … non prenderle”.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro