L’indice Dow Jones supera i 17.000 punti. Un cattivo presagio?

L’indice Dow Jones supera i 17.000 punti. Un cattivo presagio?

Oggi non possiamo solo dire che sono stati ritoccati i massimi storici per gli indici di Borsa americani, oggi non è un giorno banale, oggi è un giorno particolare, un giorno che verrà ricordato.

Oggi l’indice Dow Jones, al termine delle contrattazioni, ha superato, per la prima volta, la quota dei 17.000 punti.

Si tratta dell’indice di Borsa più vecchio del mondo, fu calcolato, per la prima volta, il 26 maggio 1896, ed anche se i suoi anni si sentono tutti, è infatti composto da 30 titoli equiponderati, rimane un punto di riferimento per molti ed il più citato dai media di tutto il mondo.

Vediamone l’escalation:

10.000 punti               29 marzo 1999

11.000 punti               3 maggio 1999

12.000 punti               19 ottobre 2006

13.000 punti               26 aprile 2007

14.000 punti               19 luglio 2007

15.000 punti               7 maggio 2013

16.000 punti               21 novembre 2013

17.000 punti               3 luglio 2014

 

Naturalmente non vogliamo spaventar nessuno ma a guardare questa tabella c’è qualcosa di inquietante, anzi di molto inquietante, non lo scorgete?

Ebbene quando in pochissimi mesi, fra il marzo ed il maggio 1999, l’indice ha raggiunto prima i 10.000 e successivamente gli 11.000 punti, poi abbiamo dovuto aspettare sette anni per arrivare ai 12.000 punti, perché è scoppiata la crisi del 2000 che si è protratta fino al marzo 2003.

E quando in pochissimi mesi, fra l’aprile ed il luglio 2007 l’indice ha raggiunto prima i 13.000 e successivamente i 14.000 punti, poi abbiamo dovuto aspettare altri sette anni per arrivare ai 15.000 punti, perché è scoppiata la crisi del 2008 che si è protratta fino al marzo 2009.

Ed ora che in pochissimi mesi abbiamo superato prima i 16.000 ed ora i 17.000 punti, cosa ci aspetta?

Gli scongiuri sono leciti. Qualche persona scaramantica potrebbe temere la maledizione del numero 17.

Superstizioni, solo superstizioni.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro