Napolitano, faceva meglio a starsene zitto?

Napolitano, faceva meglio a starsene zitto?

 Come sostenevo nel mio precedente articolo se si viene presi con le mani nel barattolo della cioccolata si fa più bella figura a diventar rossi e starsene zitti, il colorito del viso avrebbe “detto” tutto del nostro imbarazzo e qualsiasi tentativo di giustificazione sarebbe, invece, risultato ridicolo.

Cosa si può dire, infatti, in quella situazione per uscire dall’imbarazzo?

Fingere di essere affetti da sonnambulismo? Dire di essersi accorti che “scadeva” domani ed aver così deciso di finir la cioccolata oggi? O, peggio ancora, dire che non si tratta di cioccolata?

Insomma qualsiasi nostra “scusa” per giustificare una malefatta ci renderebbe ridicoli nei confronti di coloro che ci hanno colto sul fatto.

Il rossore del visto, perlomeno ci eviterebbe questo, di certo sarebbe un’ammissione della nostra colpa, ma contemporaneamente è come se dicessimo “scusate” senza dover pronunciare quella parola.

Generalmente non si infierisce nei confronti di una persona che diventa rossa di vergogna.

Ora, il nostro Capo dello Stato, anche per la carica che ricopre, si è venuto a trovare in una situazione decisamente imbarazzante, e doveva prendere una decisione: continuare a starsene in silenzio? O abbozzare una giustificazione?

Ovviamente qualunque fosse la decisione presa ci sarebbero stati pro e contro, il silenzio sarebbe stato roboante e una nota diramata dal Quirinale non poteva che risultare “un’arrampicata sugli specchi”.

Come noto il Presidente ha optato per la seconda ipotesi.

Personalmente gli avrei consigliato la prima, magari con un comunicato dato alle agenzie in cui si spiegava che il Capo dello Stato preferiva “in un momento così importante per le istituzioni democratiche” (prendendo così la scusa delle prossime elezioni) di mantenere un certo “riserbo”.

Il termine “riserbo” viene spesso utilizzato nel linguaggio burocratico ed in politichese per celare un’altra parola che invece avrebbe tutto un altro impatto “omertà”.

Allora riprendiamo brevemente i fatti, che sono noti e da tutti conosciuti. La logica, più di ogni altra cosa, ci dice che a novembre del 2011 nel nostro Paese ci fu un Colpo di Stato, è stato costretto alle dimissioni un Presidente del Consiglio democraticamente eletto dal popolo e sostituito in una giornata (badate bene!) con una persona sconosciuta ai più, ma soprattutto che non era neppure stata votata e quindi non aveva alcun mandato popolare.

Capirete bene che un Governo non si può fare in un giorno, per cui (anche qui è la logica a venirci incontro) non poteva che essere stato programmato da tempo.

C’è oltretutto la “confessione” del reato perché il giornalista Alan Friedman, intervistando Romano Prodi, approfitta della sua “ingenuità” (sono una persona buona e non voglio usare un altro termine più offensivo) e l’ex capo dell’Ulivo dice candidamente che parlando direttamente con Monti aveva saputo come, il Presidente Napolitano, già a luglio, avesse sondato la sua disponibilità a sostituire Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.

Friedman quindi si reca ad intervistare Monti il quale, dopo aver saputo quanto detto da Prodi, non può altro che “confessare” a sua volta.

Entrambe le interviste sono riprese in video e più volte mandate in onda nei vari canali televisivi, per cui ciascuno di noi ha potuto vedere con i propri occhi come è andata.

D’altronde, come detto precedentemente, è la logica a dirci che non si può fare il Governo in un giorno, a maggior ragione se “tecnico”, in quanto le persone che faranno parte di quell’esecutivo stanno, in quel momento, facendo un altro lavoro, non sono politici, lì in attesa di essere chiamati ad occupare una nuova sedia.

Faccio solo un esempio, ma naturalmente andrebbe esteso anche a tutti gli altri Ministri del governo Monti, Corrado Passera sta facendo l’Amministratore Delegato di Banca Intesa Sanpaolo, una delle Banche più grandi d’Europa con 90.000 dipendenti in tutto il mondo, secondo voi è plausibile che una mattina riceva una telefonata con la quale lo si invita a recarsi immediatamente a Roma perché dal giorno successivo sarebbe stato nominato Ministro dello Sviluppo Economico?

Dai, su! Qui non è questione di essere ferrati in politica, è solo questione di logica!

E’ chiaro a tutti che c’è stato un complotto nei confronti di Silvio Berlusconi per costringerlo alle dimissioni e questa trama, probabilmente, è stata ordita nelle segreterie dell’Unione europea ed avallata anche dalle alte cariche del nostro Stato.

Il libro di Timothy Geithner non svela quindi alcun segreto, se non quello di confidarci che a questo complotto gli Stati Uniti, almeno ufficialmente, non avrebbero partecipato.

Un’ultima annotazione, per cercare di screditare le rivelazioni di Geithner, si è detto che era sospetta la tempistica con la quale uscivano queste notizie, come se il libro in questione riguardasse principalmente questo fatto, ora è bene precisare che l’ex Segretario al Tesoro Usa ha scritto un libro sulla crisi economica di 576 pagine e la vicenda che riguarda i funzionari dell’Ue che lo contattano per far fuori Berlusconi prende meno di mezza paginetta!

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro