Ocse: “italiani più poveri”. Renzi: “gli italiani si stanno arricchendo”. Chi dei due ha ragione?

Ocse: “italiani più poveri”. Renzi: “gli italiani si stanno arricchendo”. Chi dei due ha ragione?

Ricorderete tutti il discorso che Renzi ha tenuto al Parlamento europeo, davanti a quattro gatti, in occasione della chiusura del semestre a guida italiana.

Ebbene il nostro Premier aveva stupito tutti con un’uscita che definire “avventata” è certamente riduttivo, infatti, contro a tutte le evidenze, Renzi aveva avuto la sfacciataggine di dire che “Gli italiani si stanno arricchendo” una frase che suona ben più di un’offesa per coloro, e nel nostro Paese sono sempre di più, che sopravvivono soltanto grazie a grandi sacrifici e innumerevoli privazioni.

Oggi l’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, nel rapporto “Going for Growth” ha invece  dipinto un quadro molto meno roseo per quanto riguarda l’Italia.

Da noi il reddito pro capite è inferiore del 30% rispetto alla media dei primi 17 Paesi Ocse. Prima della crisi, ossia nel 2007, c’era un minor divario (- 22,7%).

In pratica la crisi ci ha massacrato, ed occorre anche sottolineare che i dati comunicati in giornata si riferiscono al 2013, quindi è certo che oggi la situazione sia ulteriormente peggiorata vista la recessione della nostra economia nell’anno appena trascorso.

Ma una lezione al povero Renzi, è arrivata in giornata anche da Banca d’Italia. Ricorderete senz’altro che il Premier aveva sostenuto la teoria dell’arricchimento degli italiani basandola sul fatto che i depositi liquidi sui conti correnti erano aumentati (+3,9%) rispetto allo scorso anno.

E’ banale far notare che l’aumento dei depositi a vista è un comune segnale di “paura” e “preoccupazione per il futuro”, anzi, forse sarebbe più corretto dire di “sfiducia”, ed in effetti l’avversione al rischio è confermata dalla contemporanea drastica diminuzione della raccolta obbligazionaria in calo del 17,3% come ci informa sempre oggi Banca d’Italia.

A ciò occorre aggiungere che la paura per un futuro incerto limita, naturalmente, i consumi facendo aumentare la propensione al risparmio che si incentiva anche con l’ormai conclamata deflazione.

Insomma, cari lettori, ora lascio a voi dare una risposta al quesito che ho voluto porre nel titolo.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro