Stati Uniti finiti in un “cul de sac”

Stati Uniti finiti in un “cul de sac”

Ricordate quando Ben Bernake, Presidente della Fed, portò i tassi a zero? Era il 16 dicembre del 2008. Per la prima volta nella storia il Federal Fund Rate veniva portato allo 0,25% (per la precisione la Fed applica una gamma di interesse compresa fra 0% e 0,25%).

Avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni del Governatore della Banca Centrale americana, una mossa estrema e soprattutto, DI BREVE DURATA, con lo scopo di fornire all’economia la necessaria liquidità per poter ripartire.

Sappiamo invece che non bastò affatto, e per tornare a vedere tassi di crescita economica “accettabili” si resero necessarie ben tre massicci programmi di Quantitative easing, l’ultimo dei quali di portata mai vista in precedenza sia per l’importo (85 miliardi di dollari al mese), che per la durata (praticamente non fu indicata una scadenza), che si è esaurito nello scorso mese di ottobre.

Ed è bene sottolineare poi che, anche se l’ultimo programma di Quantitative easing si è esaurito nello  scorso mese di ottobre, ciò non significa affatto che i soldi “creati” ed introdotti nel sistema in tutti questi anni siano stati ritirati, bensì non vengono più fatte nuove immissioni, sono però continuamente rinnovate le operazioni in scadenza. In altre parole, tutti i trilioni di dollari “prodotti” negli ultimi anni dalla Fed, sono tutt’ora in circolo.

Ma torniamo al tasso sui Fed Funds, ormai è da più di 6 anni che è azzerato, ed un periodo di immobilità così lungo, personalmente, non lo ricordo. Sei anni senza variare i tassi? Che oltretutto sono a zero? Come è possibile?

Se il Presidente Obama nel discorso sullo stato dell’Unione, annuncia trionfalmente che: “E’ finita la recessione e l’America volta pagina” perché la Fed non aumenta i tassi mantenendoli ad un livello che non avevano avuto nemmeno durante il periodo bellico?

Se lo stato dell’economia, negli Stati Uniti è così florido perché appena si parla di aumentare i tassi di un insignificante 0,25% e nemmeno subito, ma fra sei mesi, gli indici di Borsa americani stornano immediatamente costringendo i vari Governatori della Fed e la stessa Presidentessa Yellen ad intervenire smentendo la notizia?

Da un po’ di tempo si cerca di accreditare una nuova “teoria economica” secondo la quale sarebbe avvenuto nel mondo uno sconvolgimento epocale per cui i tassi di interesse sono destinati a rimanere bassi per sempre, se non a zero perlomeno a livelli estremamente inferiori alla media storica.

Ad un fautore della scuola economica austriaca, come me, una eventualità simile farebbe solo piacere, visto che ritengo deleterio ogni intervento dello Stato nell’economia, però, affinché il sistema possa reggere, oltre ad azzerare i tassi dovrebbe essere azzerato anche il bilancio della Fed, altrimenti il tutto non ha senso!

Non può reggere un sistema che ai tassi a zero associa un intervento dello Stato a supporto dell’economia, vorrebbe dire che ci troviamo all’interno di una economia “drogata”, come in effetti siamo.

Delle due l’una, quindi:

O si aumentano i tassi, o si riduce sensibilmente fino ad azzerarlo il bilancio della Fed!

Per questo motivo appena si comincia timidamente a parlare di aumento dei tassi i mercati azionari immediatamente stornano, perché se si ipotizza di togliere il “metadone”, si rischia che il tossico dipendente, ossia il mercato finanziario, entri immediatamente in crisi di astinenza!

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro