Borsa italiana: assecondiamo, ma stiamo attenti!
All’Europa (forse è bene specificare quella della Bce, dell’Ue, dell’euro ecc. ecc.) senza dubbio fa piacere che in Italia, ma non solo, ci sia un governo sorretto da una “grande coalizione”, ciò che per noi è un pastrocchio (ed effettivamente lo è) per l’Europa è una cosa virtuosa.
Solo un governo retto da una grande coalizione, infatti, è in grado far “digerire” i pesantissimi sacrifici che ci impongono da Bruxelles e che, sia ben chiaro, non porteranno a nessun risultato concreto se non quello di bruciare la nostra vera ricchezza, e cioè i sudatissimi risparmi.
Questa cosiddetta nuova fiducia sul Paese Italia si riflette anche sul mercato azionario domestico che è attualmente sui massimi dell’anno, attenzione però!
Gli attuali livelli sono il risultato di un recupero dai minimi assoluti toccati nel luglio dello scorso anno, quindi si tratta di un rialzo (+48%) costruito, dopo alti e bassi, in più di 14 mesi, ed il Ftse Mib ha ora raggiunto quota 18.304 punti, mentre quando toccammo il minimo dopo lo scoppio della cosiddetta bolla finanziaria (o dei subprime, fate voi), ossia nel marzo del 2009, ci fu un ben più significativo rimbalzo, in soli sei mesi, infatti il nostro indice principale guadagnò il 94% ed ad ottobre 2009 toccò quota 24.426 punti.
Potremmo quindi dedurre che ci sono ancora ampi margini di crescita per il mercato italiano, e naturalmente nessuno può escludere una simile eventualità, ma dobbiamo fare molta attenzione, il paragonare due “momenti storici” diversi solo perché gli indici di Borsa hanno avuto un andamento simile è un gravissimo errore.
L’analisi tecnica non funzione, come dimostrai già diversi anni or sono, proprio perché si basa su un assunto erroneo, e cioè che il comportamento degli investitori tenderà a ripetersi nel tempo in presenza di situazioni analoghe. L’errore sta nel fatto che le decisioni sull’operatività in Borsa vengono prese dagli investitori non in base a ciò che è accaduto, ma in base a ciò che si pensa succederà in futuro.
Quindi il rimbalzo avuto nel marzo 2009 si basava su presupposti completamente diversi rispetto a da quelli che hanno dato vita alla ripresa iniziata il 24 luglio del 2012, quattro anni fa ci si era illusi che la recessione, seppur pesante, avesse avuto una fine, lo scorso anno, invece, tutto dipese dalla ben nota dichiarazione di Draghi.
Il Presidente italiano della Bce, praticamente disse che l’euro sarebbe stato salvato a costo di dover usare risorse “illimitate”, il mercato ci ha creduto e, sotto la spinta della Banca Centrale si è, con estrema difficoltà e tra alti e bassi, parzialmente risollevato, ma ci si dimentica, purtroppo, una cosa fondamentale, che una automobile possiamo spingerla anche con vigore, in questo modo la porteremo anche un po’ in avanti, ma se ha il motore guasto … non si metterà mai in moto.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro