Dalla Svizzera un'iniziativa di portata storica

Dalla Svizzera un'iniziativa di portata storica

Immaginatevi quale sarebbe l’esito, qualora gli italiani fossero chiamati a votare un simile referendum:

“Volete voi che ad ogni cittadino italiano maggiorenne lo Stato corrisponda un importo di euro 2.252 al mese ed ad ogni cittadino italiano minorenne lo Stato corrisponda un importo di euro 563 al mese, senza fare assolutamente nulla?” 

Ritengo di non andare molto distante dalla realtà ipotizzando la vittoria dei “SI’” con una percentuale intorno al 99,99% (un buontempone ogni diecimila persone si trova sempre).

Ebbene, ieri, 5 giugno 2016, il 78% cittadini svizzeri chiamati ad esprimersi per un simile referendum, hanno votato …

… “NO”.

Alcuni potranno pensare che tutto ciò sia assurdo, ma non è così. E’ tutto vero!

Non siamo in “un altro mondo”! La Svizzera è vicinissima a noi. Confina con noi!

Se un gruppo di bambini a Como gioca a calcio in un campetto di periferia e calciandolo maldestramente uno di loro butta il pallone al di là della rete di recinzione … lo dovrà andare a riprendere “in Svizzera”.

Quando, al termine della tangenziale di Como, dopo un paio di brevi gallerie, fate quella leggera discesa trovandovi così di fronte alla dogana di Brogeda nessuno vi fermerà, né gli italiani, né gli svizzeri, naturalmente se avete esposto sul parabrezza l’adesivo che comprova il pagamento dovuto per viaggiare sulle autostrade elvetiche (40 franchi, cioè 36 euro per viaggiare tutto l’anno sull’intera rete autostradale svizzera, lo stesso prezzo che in Italia si paga per percorrere la sola tratta da Verona a Torino).

Passata la frontiera siete a Chiasso, ma non vi sembrerà di essere andati all’estero, la gente parla ancora in italiano, siete nel Canton Ticino, capirete di essere all’estero fermandovi in un’area di servizio per usufruire … dei servizi igienici, che, al contrario dell’Italia, troverete puliti e in ordine.

Ok, allora cerchiamo di spiegare perché a questo referendum, il 78% degli svizzeri ha votato “NO”.

Innanzitutto diciamo che in Svizzera la vita è più cara che non in Italia, gli affitti, il cibo (in particolare la carne), ma in genere tutto costa più che in Italia, pochissime le eccezioni (come abbiamo detto, ad esempio, pedaggi autostradali, ma anche benzina).

Tuttavia anche i redditi sono molto superiori ai nostri, uno stipendio annuo medio in Svizzera è di 66.000 franchi, all’incirca 60.000 euro, ossia 5.000 euro al mese.

Recentemente in Svizzera è stato bocciato un referendum promosso per portare a 3.000 franchi la paga minima mensile per qualsiasi tipo di lavoro (continuate a pensare quale sarebbe stato l’esito di una analoga consultazione in Italia).

Probabilmente quel referendum non è passato perché appena il 6% della popolazione guadagna meno di 3.000 franchi al mese, praticamente soltanto le colf o chi fa lavori simili.

Ma se possiamo capire il motivo per cui sia stato bocciato questo referendum, ossia perché a beneficiarne era un esiguo numero di persone, ad un italiano rimane impossibile comprendere come mai gli svizzeri abbiano votato contro anche ad un referendum i cui benefici sarebbero andati alla totalità della popolazione.

Perché gli svizzeri non vogliono che il loro Stato confederale “regali” 2.500 franchi al mese a ciascuno di loro e 625 franchi ai loro figli minori, senza fare assolutamente nulla, se non restare al mondo?

Cerchiamo di spiegarlo, anche se non sarà un’impresa facile.

Ovviamente questo “mega reddito di cittadinanza” sarebbe stato erogato in cambio di “qualcosa”. Il welfare elvetico, oggi uno fra i migliori al mondo, con l’approvazione del referendum sarebbe stato drasticamente ridimensionato e per finanziare completamente l’operazione occorrevano ancora circa 25 miliardi di franchi svizzeri che il Governo avrebbe dovuto recuperare aumentando di un punto percentuale l’Iva e introducendo nuove imposte sulle produzioni automatizzate.

Quindi non si trattava di un “regalo”, ma questa proposta referendaria era straordinariamente innovativa e tutt’altro che banale o populistica, forse gli svizzeri non hanno capito la portata “rivoluzionaria” di una simile iniziativa.

Perché, fate bene attenzione, non si trattava di un reddito di cittadinanza, cioè praticamente di una sovvenzione alle persone meno abbienti, bensì di un “reddito di base incondizionato” che è cosa differente.

Analizzare la diversità e soprattutto comprendere gli effetti non solo economici, ma soprattutto sociali fra i due strumenti è molto importante, soprattutto alla luce della “rivoluzione informatica” che sta radicalmente cambiano il mondo del lavoro. Sarà questo dunque l’argomento di un prossimo mio articolo che pubblicherò a breve.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro