Derivati, Italia: la bomba che può sconvolgere il mondo

Derivati, Italia: la bomba che può sconvolgere il mondo

L’articolo apparso sul Financial Times e riguardante le perdite avute dallo Stato italiano (quindi da tutti noi) per operazioni sui derivati stipulate negli anni ’90 è di quelli che, potenzialmente, potrebbe sconvolgere gli assetti finanziari globali.

Immaginate solo per un momento se gli italiani, che finora hanno subìto, soffrendo in silenzio, una serie infinita di vessazioni per cercare di migliorare i conti pubblici, stavolta si rifiutassero di pagare alle grandi Banche multinazionali interessi da usura per operazioni spazzatura.

Cosa accadrebbe?

Cosa succederebbe se gli italiani accettassero di fare sacrifici immani solo per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni agli esodati, ma dicessero NO! Nemmeno un euro per le sanguisughe che vogliono depredare i nostri sudati risparmi?

La vicenda poi è tutta da chiarire ed ha risvolti, a dir poco, inquietanti.

Non si sa nemmeno a quando risalgano con precisione queste operazioni, ma certamente agli anni ’90 e più probabilmente fra il ’95 e il ’98.

A stipulare, materialmente, i contratti il Direttore Generale del Tesoro, Mario Draghi, che per essersi prestato a queste nefandezze farà ancora molto carriera diventando prima Governatore della Banca d’Italia e poi Presidente della Banca Centrale Europea.

Ma è chiaro che gli sarà stato chiesto di fare questo dal potere politico, che perlomeno era a conoscenza di quanto si stava facendo, andiamo quindi a ricostruire la nostra “Storia politica in quegli anni”.

Dal ’92 al ’94 ci sono i famigerati governi Amato e Ciampi, il secondo sarà poi premiato, per aver ridotto l’Italia sul lastrico, diventando Presidente della Repubblica, il primo sarà più volte candidato al Colle, finanche pochi mesi fa, bloccato in extremis dal veto del Pdl.

Nel ’94 vince le elezioni Berlusconi che però governa solo 8 mesi (10.5.94 – 17.1.95), poi il ribaltone porta a Palazzo Chigi Lamberto Dini che governerà altri 16 mesi prima delle elezioni successive che vedranno la vittoria del centro sinistra.

Nei cinque anni successivi, dal 1996 al 2001 si alterneranno al governo Prodi, D’Alema, D’Alema II e Amato II, sì insomma l’intera intellighenzia (è ironico eh!) del Centro Sinistra.

Perché queste operazioni vengono tenute assolutamente nascoste? Sui giornali italiani non esce un rigo. Non se ne sa nulla fino ai primi giorni del 2012 quando …

improvvisamente … ricordate quel è la prima operazione che fa il Governo Monti “in gran segreto”?

Con i conti pubblici in dissesto (non era questo il motivo per cui in una notte è stato fatto, con disprezzo della democrazia e della volontà popolare, il Governo Monti?) il primo atto che fece il nuovo Premier fu quello di pagare 2,567 miliardi di euro a Morgan Stanley, l’operazione avvenne il 3 di gennaio 2012.

Mamma mia! Non ha ancora quasi preso pieno possesso di Palazzo Chigi, non ha ancora messo a posto le carte sulla scrivania e, guarda caso, fa subito quel bonifico.

Ora, Morgan Stanley, molto presumibilmente, aveva richiesto quel pagamento prima del suo insediamento e forse (ma attenzione, dico forse) chi occupava in quel momento Palazzo Chigi (leggi Silvio Berlusconi) si era rifiutato di “staccare l’assegno” e per questo è stato gentilmente invitato ad accomodarsi per far posto ad uno che quell’assegno lo avrebbe staccato immediatamente, come poi è avvenuto.

E’ solo dietrologia?

Assolutamente no!

Perché anche quella operazione viene tenuta in gran segreto? Ricordiamo infatti che gli italiani, o meglio una minima percentuale di essi, ne viene a conoscenza perché la rende nota la stessa Morgan Stanley, il nostro caro Mario Monti si guarda bene dal divulgarla.

Ed anche un mese fa quando è scoppiato questo scandalo derivati, a far deflagrare la notizia è stato il britannico Financial Times che magari aveva altri scopi (senz’altro meno nobili) che non quello di informare gli italiani.

Ora il solo dato reso noto non è neppure ufficiale, ciò che ci viene detto è che non meglio precisati “tecnici indipendenti” avrebbero calcolato una perdita potenziale di circa 8 miliardi di euro (tanto per capirci l’IMU sulla prima casa + l’aumento dell’Iva messi insieme) per queste sciagurate operazioni.

Ma occorre chiedersi sulla base di quali dati è stata calcolata questa cifra, se neppure la Corte dei Conti, che ha mandato la Guardia di Finanza al Ministero dell’Economia, è venuta a conoscenza dell’ammontare dell’esposizione complessiva.

Repubblica, che sembra sia l’unico giornale ad essere informato sull’argomento, ci dice che la perdita potenziale risulterebbe del 25%, quindi se ne dovrebbe dedurre che si sta parlando di circa 32 miliardi di euro, ma voci non controllate parlano addirittura di 160 miliardi di euro una cifra colossale.

Una piccola parentesi (ma che meriterebbe un intero articolo) la prossima volta che viene la Guardia di Finanza per un’ispezione nelle nostre aziende, potremmo comportarci come il Ministero del Tesoro, che si è semplicemente rifiutato di consegnar loro l’originale dei contratti, come richiesto dalla Corte dei Conti, in pratica è stato detto ai militari di girare i tacchi ed andare fuori dai co…ni, cosa che i Finanzieri hanno fatto subito tornandosene a casa con la coda fra le gambe.

Chiusa la piccola parentesi, torniamo a noi. Ed allora se quelle sono delle “semplici” operazioni di copertura per cautelarci rispetto ad un possibile rialzo dei tassi, ribadisco, perché tutto ciò viene tenuto nel più assoluto segreto?

Perché Enrico Letta, che è titubante su ogni cosa, in questo caso si affretta a spegnere sul nascere ogni polemica dichiarando nella maniera più decisa e perentoria che per quanto riguarda i derivati “non c’è nessun problema, assolutamente”?

Nella realtà, cari lettori, la verità su questa vicenda è talmente atroce che non può essere detta, gli italiani per queste operazioni dovranno versare lacrime e sangue come se avessero perso una guerra, per gran parte della popolazione tornerà la miseria più nera.

E tutto questo … per entrare nell’euro.

Pazzesco!

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro