Grillo, più del populismo fa paura l'ignoranza (ed i giornalisti non son da meno)

Grillo, più del populismo fa paura l'ignoranza (ed i giornalisti non son da meno)

Ci lamentiamo spesso della scarsa qualità e preparazione della nostra classe politica, certo occorrerebbe fare un raffronto, sempre molto difficile, con gli altri Paesi, probabilmente rientreremmo in quella “aurea mediocritas”, non però nell’accezione negativa che ha ormai assunto il termine, bensì in quella originaria latina, ossia di “condizione media, lontana dagli estremi”.

Se diamo un’occhiata in giro non vediamo davvero leader politici di alto livello, anche solo limitando la nostra attenzione alle prossime elezioni europee, possibile che l’Europa non riesca a trovare candidati migliori di Schultz, Junker o Tsipras?

Ma fra gli enormi problemi che affliggono il nostro Paese non possiamo mettere in secondo piano quello dell’informazione, ed occorre quindi chiedersi: perché in Italia è così scadente?

Non ho la pretesa di dare una risposta in poche righe, probabilmente occorrerebbe scrivere un intero trattato, mi limito a darvi un esempio di come politici e giornalisti danno continue dimostrazioni di incompetenza.

Mi riferisco alla comparsata di Grillo a Porta a Porta, ad un certo punto il leader del Movimento Cinque Stelle parla delle pensioni in Italia, l’argomento in cui i politici (e purtroppo l’ex comico è entrato a far parte di questa categoria a tutti gli effetti) danno il peggio di loro stessi.

Sulle pensioni, in Italia, si possono dire le più grandi scemenze, è l’argomento in cui il populismo raggiunge vette incredibili e la disinformazione è massima.

Grillo vanta l’iniziativa del suo partito (comunque finora sempre bocciata) di porre un tetto di 5.000 euro lordi mensili per le pensioni, visto che 100.000 persone in Italia percepiscono un importo superiore a questo, con i soldi risparmiati si potrebbero innalzare le minime.

E’ chiaramente una retorica populista di infimo livello, Vespa, giustamente, obietta “questa questione ha senso se quelle persone non si sono versate i contributi”, ed a questa ovvia e più che sensata obiezione Grillo spara un’idiozia assoluta: “La pensione non è riprendersi i tuoi soldi”!!!

Come no? E che cos’è?

Uno cosa fa? Mette via i suoi soldi per poi andarli a regalare a coloro che non hanno fatto altrettanto? Allora tanto vale che non li versavo e me li tenevo in tasca!!!

Che cazzo dici Grillo???

Per Grillo l’idea della pensione è che tu “versi … versi …” e poi aggiunge “Io ho versato miliardi di Enpals per i lavoratori dello spettacolo, se andassi in pensione con quello che ho versato andrei in pensione con 10.000 euro al mese, e vado in pensione con 900 euro al mese”.

Ma che dice? Vaneggia!!! Miliardi di versamenti all’Enpals?

L’Enpals era quel carrozzone di Ente che gestiva le pensione per i lavoratori dello spettacolo soppresso a decorrere da primo gennaio 2012 ed accorpato nell’Inps, al quale ha portato in dote un deficit spaventoso!!!

Se avesse ricevuto miliardi di versamenti per erogare una pensione di 900 euro avrebbe avuto un attivo spaventoso non un passivo da paura.

IN ITALIA OGGI NESSUNA PERSONA RICEVE UNA PENSIONE CHE NON SIA COMMISURATA AI CONTRIBUTI VERSATI!!!

ANZI AVVIENE ESATTAMENTE IL CONTRARIO!!!

TUTTI RICEVONO UNA PENSIONE SUPERIORE A QUELLA SPETTANTE IN FUNZIONE DEI PROPRI VERSAMENTI, PROPRIO PERCHE’ NON SIAMO ANCORA PASSATI DEL TUTTO AD UN SISTEMA CONTRIBUTIVO PURO.

Ma la cosa più incredibile è che Grillo dice una cazzata mostruosa e nessun giornalista, nemmeno il giorno dopo sui quotidiani sottolinea l’assurdità delle sue dichiarazioni.

Naturalmente diverso è il discorso qualora si parli versamenti in un fondo di solidarietà, interno alla categoria, non so se ne esista uno per i lavoratori dello spettacolo, presumo di sì, ma eventualmente in quel caso, comunque, si starebbe parlando di Fondi autofinanziati che nulla hanno a che vedere né con l’Inps né con il discorso pensionistico.

Ed allora, cari lettori, il dilemma è: fa più danni il populismo o l’ignoranza?

Forse la risposta è che uno è il figlio dell’altra.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro