Il governo cambia ritornello: non più crescita, ma svendita

Il governo cambia ritornello: non più crescita, ma svendita

Dopo che per quasi un anno il nostro Premier, Matteo Renzi, ed il nostro Ministro dell’economia, Piercarlo Padoàn, ci hanno ripetuto fino alla nausea che l’unica via per uscire dalla crisi era quella della crescita ora si cambia slogan, per uscire dalla crisi occorre svendere il patrimonio pubblico.

Il cambio di “strategia” è tutt’altro che inaspettato, tutto sta andando come da copione verso lo spolpamento dell’Italia, ed allora dopo aver scarnificato per bene gli italiani, si dichiarerà default.

Ma poi, perché utilizzare un termine inglese? Al solito è per rendere meno comprensibile il linguaggio, la nostra lingua, però, è ricchissima ed è difficile trovare in inglese un termine che non abbia da noi un corrispettivo, ed in effetti c’è, in italiano default si dice: FALLIMENTO.

Dopo aver portato la pressione fiscale a livelli insostenibile ed aver impoverito la popolazione al punto che molti hanno dovuto rinunciare anche a spese una volta considerate essenziali come quelle sulla salute (emblematica la nascita di studi dentistici “low cost”), ora si procederà alla vendita dei cosiddetti “gioielli di famiglia”.

Il fatto è che i “gioielli” dopo anni di gestione pubblica fallimentare sono diventati “bigiotteria” e nonostante si tenti di far passare il rame per oro il mercato non penso ci caschi.

Cercheremo di collocare un po’ di Enel, ma al Ministero dell’economia è rimasto ormai solo il 31,2% del colosso elettrico che, oltretutto, è un’azienda super indebitata, ma il resto è ancora peggio perché udite udite cosa cerchiamo di vendere: il 40% di Poste ed il 39% di Enav.

Per quanto riguarda le Poste basta andare a ritirare una raccomandata in uno di quei “centri di smistamento” per vedere come è ridotto questo carrozzone, in edifici fatiscenti nei quali trovano il loro habitat naturale grossi insetti di tutti i generi (ma anche piccoli mammiferi roditori) si materializzano veri e propri ectoplasmi. Persone che, dopo anni trascorsi in quei luoghi, hanno quasi perso le sembianze umane, questi zombies, incuranti della presenza in loco dei loro “clienti” che sono lì per ritirare l’ennesima cartella di Equitalia, passano l’intera giornata lavorativa a lamentarsi della loro condizione lavorativa mandando bellamente “affanculo” ad alta voce tutti i loro “superiori”, nessuno dei quali è naturalmente presente. Questi “funzionari” delle Poste, normalmente in giro per i fatti loro, sanno perfettamente di essere bersaglio di tutti questi improperi, visto che il tutto avviene ad alta voce ed alla luce del sole, ma tranquillamente “se ne fottono” perché, vista la situazione di degrado in cui versa “l’azienda” il loro unico interesse è quello di incassare uno stipendio “sicuro” ogni mese e, come diceva Guccini, “a culo tutto il resto”.

Per quanto riguarda l’Enav è un’azienda che fa meno di 800 milioni di fatturato ed un utile di 50 milioni con 3.300 dipendenti, insomma dalla vendita del 39% riceveremo si e no un pacchetto di caramelle e quattro cioccolatini.

Naturalmente, personalmente, sono per la sua privatizzazione, ma non certo per motivi economici visto che, come detto, dalla vendita del 39% (cioè non di una quota di controllo) lo Stato non incasserà quasi nulla, bensì perché, come tutte le aziende pubbliche, l’Enav risulta una fonte di corruzione e clientele come dimostrato dalle diverse indagini della Guardia di Finanza che negli ultimi anni hanno interessato la società.

Insomma, per l’ennesima volta gli italiani saranno presi per i fondelli, ma stavolta doppiamente, perché lo stesso Ministro dell’Economia Padoàn, dopo aver dichiarato che da queste privatizzazioni incasserà 10 miliardi (ma quali 10 miliardi!!! Ma chi ti dà sti soldi per questa schifezza!!!), ha già preannunciato che, nonostante ciò, nel 2015 il nostro debito pubblico aumenterà ancora.

Non avevamo dubbi!!!

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro