Il Jobs Act dà i suoi frutti: disoccupazione in aumento (+0,2%)

Il Jobs Act dà i suoi frutti: disoccupazione in aumento (+0,2%)

Non importa se la disoccupazione sale, se il 43% dei giovani è senza lavoro, l’importante è far passare l’Italicum a colpi di fiducia, questo importa a Renzi, altro che il bene dell’Italia!!!

Questi i numeri, comunicati oggi dall’Istat, che definirei agghiaccianti: a marzo il tasso di disoccupazione è salito al 13% (+0,2%), in termini numerici si tratta di 52.000 disoccupati in più rispetto a febbraio.

In un anno di Governo Renzi, con le condizioni macroeconomiche che neppure la persona più ottimista al mondo avrebbe potuto sperare, cioè con lo spread che scende a 100 punti, con la Bce che inietta nel sistema 60 miliardi di euro al mese (molti dei quali servono ad acquistare titoli del nostro debito pubblico), con il petrolio che costa la metà rispetto a dodici mesi or sono e con l’euro che crolla nei confronti del dollaro, insomma con tutte queste condizioni estremamente favorevoli, il tasso di disoccupazione nel nostro Paese E’ AUMENTATO dello 0,5% ossia ci sono 138.000 persone in più che non hanno lavoro rispetto ad un anno fa.

Pazzesco!

Un Presidente del Consiglio democraticamente eletto, con un minimo di dignità, avrebbe dovuto presentarsi davanti ai teleschermi a reti unificate, chiedere scusa agli italiani per le sofferenze imposte a tutti i cittadini, e farsi da parte.

Un Presidente del Consiglio DEMOCRATICAMENTE ELETTO, appunto, non Renzi.

Lui oggi anziché vergognarsi per i disastrosi risultati che sta continuamente inanellando in campo economico si presenterà davanti ai teleschermi per vantarsi di aver fatto approvare a colpi di fiducia una legge elettorale che molti non esitano a definire una truffa.

Patetico anche l’Istat che cerca di giustificare il disastro economico del Governo Renzi dicendo che “gli effetti del Jobs Act si vedranno più avanti”.

Caro Sig. Alleva, Presidente dell’Istat, capisco che lei è stato messo in quel posto da Renzi e che quindi cerchi in tutti i modi di difendere il suo Padrone, però l’Istat dovrebbe essere un Istituto indipendente dalla politica, si limiti quindi a “dare solo i numeri”, naturalmente onesti e veritieri, ossia a svolgere nella maniera più professionale il compito a lei affidato, si astenga invece dal dare giudizi che spettano ad altre “Istituzioni”.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro