Il Sindaco Marino: “Roma chiude”. I Leghisti “Ma che ce frega, ma che ce importa ...”

Il Sindaco Marino: “Roma chiude”. I Leghisti “Ma che ce frega, ma che ce importa ...”

Non è la solita disputa Roma/Milano, sono i nodi che stanno venendo al pettine, è un’Italia allo sbando che non ce la fa più ad andare avanti così.

E’ chiaro, non servirebbe neppure ribadirlo, che i problemi di Roma non sono stati creati dal Sindaco Marino (che comunque in pochissimi mesi si è creato parecchie antipatie), ma non poteva pensare di andare in Campidoglio e continuare a dissipare ingenti risorse come avevano fatto tutti (o quasi) i suoi predecessori.

Fare di ogni erba un fascio, però, non sarebbe giusto ed allora occorre dire a chiare lettere che il dissesto dei conti di Roma è dovuto, in larga parte, alla scellerata Amministrazione della Capitale da parte delle giunte guidate da Walter Veltroni.

Creato quel dissesto i successori non solo non sono più riusciti a “tappare il buco” ma si sono sentiti quasi “autorizzati” a continuare in quella direzione, tanto, avranno pensato, il Governo non farà mai fallire proprio Roma.

Passato di mano in mano ora il petardo è scoppiato fra le cosce di Marino che, dice, vorrebbe fare il Sindaco e non il “liquidatore”.

Ma su questo ci sarebbe da discutere, perché non mi dica l’attuale primo cittadino di Roma che non sapeva, candidandosi a Sindaco della Capitale, quale fosse la situazione finanziaria che si sarebbe trovato a gestire.

D’altra parte lui ha sempre la possibilità di dire “credevo che Roma avesse bisogno di un Sindaco, non di un liquidatore, per cui eccovi le mie dimissioni”, al momento, però, sembra che non abbia apposto una firma in calce ad una lettera del genere.

Ciò che Marino non può dire è che il decreto “salva-Roma” contenga solo i soldi versati dai cittadini romani, ciò non solo non corrisponde a verità, ma suona quasi come un insulto per coloro (tutti gli abitanti del nord-Italia escluse le regioni autonome) che da decenni versano allo Stato centrale una quantità imponente di tasse ricevendone soltanto una minima parte sotto forma di trasferimenti agli Enti locali.

E’ indubbio che la Capitale, proprio per la sua importanza e le peculiarità che la contraddistinguono da ogni altra città, necessiti di una disciplina particolare, ma a tutto c’è un limite.

Roma è l’emblema stesso dello spreco, sotto alcuni punti di vista è una capitale da “terzo mondo” e l’Italia si merita qualcosa di meglio.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro