L’Unione europea fa sgretolare gli Stati nazionali

L’Unione europea fa sgretolare gli Stati nazionali

Potrebbe sembrare una contraddizione, almeno semantica, una specie di ossimoro, “l’unione che divide”, ma nella realtà non c’è nulla di anomalo, anzi, a pensarci bene, è scontato.

Quando cerchi di far entrare a tutti i costi un qualcosa in un contenitore più piccolo finisci per romperlo, non c’è alternativa.

Se gli Stati nazionali facevano una gran fatica per rimanere uniti e respingere le spinte indipendentiste interne l’impresa diventa assolutamente impossibile per queste “entità” sovranazionali prive di un qualsiasi “rapporto” con i popoli.

L’idea che “grande è bello” e che l’Europa deve per forza essere unita per contrastare le grandi potenze mondiali come Stati Uniti, Cina e Russia è semplicemente una bufala, un conto sono gli accordi commerciali, un altro una “Unione “monetaria”.

L’esempio più semplice, ma allo stesso tempo più eclatante e risolutivo è proprio la Svizzera. Secondo voi nella Confederazione Elvetica si vive male perché è uno Stato piccolo e non può reggere il confronto con le grandi potenze mondiali? Ovviamente è vero l’esatto opposto.

La Svizzera pur non aderendo al alcuno di quei carrozzoni “europei” non è un Paese “chiuso”, anzi tutt’altro,

Gli accordi commerciali semplificano se addirittura non eliminano la burocrazia, l’Unione invece la favorisce, la alimenta. Ottenendo, in questo modo, proprio l’effetto contrario, anziché rendere il sistema economico più snello ed efficiente lo si sclerotizza.

Ed ecco che in un simile contesto le storiche ed endemiche differenze fra popoli diversi che attualmente convivono all’interno dei vari Stati nazionali, si acuiscono e questo fenomeno, che si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta Europa, è talmente lampante che cercare di sopirlo è quanto di peggio si possa fare.

I problemi vanno sempre affrontati e mai scansati, ed è molto più probabile trovare una soluzione quando sono ancora gestibili, ignorarli è ciò che di peggio possiamo fare.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro