Ma quale ripresa?

Ma quale ripresa?

Sentir parlare di ripresa in Italia ed in Europa è quasi grottesco, dopo anni di segni meno un microscopico segno più non può essere visto come un segnale di inversione di tendenza.

Basta far notare, poi, che la microcrescita del primo trimestre, nel nostro caso, è dovuta interamente al settore dell’auto, cioè alla Fiat, che ormai è una azienda americana più che italiana, senza la quale avremmo avuto ancora un segno meno anche in questo inizio di 2015, per capire quanto sia flebile ed al momento insignificante il dato comunicato dall’Istat e riguardante il nostro Pil.

E se la nostra unica via d’uscita dalla crisi, ossia se una eventuale crescita forte e duratura può dipendere solo dal contesto internazionale, in altre parole se il nostro driver di crescita sono le esportazioni, ebbene, allora non ci sono buone notizie.

Purtroppo si vedono ancora nuvoloni all’orizzonte, e sono visibili a tutti, naturalmente a tutti coloro che hanno occhi e cervello per guardare. Per capire lo stato di saluta del mondo una volta si guardava agli Stati Uniti, oggi, invece, dobbiamo guardare la Cina.

Che sta accadendo in Cina?

Qualcosa di molto preoccupante!

La Borsa di Shanghai è salita in maniera impressionante. Bene! Si dirà! Purtroppo, NO!

No, perché non si deve guardare al settore finanziario, ma a quello economico, anzi volgiamo davvero lo sguardo al settore finanziario, ma perché quando è completamente dissociato rispetto a quello economico ci deve servire come campanello d’allarme.

Allora, diamo solo due dati, non serve molto per capire, sappiamo tutti che quando c’è un rallentamento economico, ed, a maggior ragione, una recessione, occorre dare ossigeno all’apparato produttivo ricorrendo a misure monetarie di carattere espansivo. Traduzione: si riducono i tassi di interesse.

Ebbene, sappiamo anche che gli Stati Uniti hanno azzerato i tassi da anni (e non riescono ancora ad alzarli), che l’Europa, con un po’ di ritardo, ha agito allo stesso modo (e di alzarli non se ne parla neppure), forse non tutti sanno, però, cosa ha fatto la Cina.

Partiamo dal 2008, nel momento in cui scoppia la crisi finanziaria il tasso di riferimento in Cina era al 7,5%, in pochi mesi viene drasticamente ridotto al 5,25%, poi, nel 2010, quando la crisi sembra superata le autorità monetarie cominciano gradatamente ad aumentare nuovamente i tassi, finché nel 2011 raggiungono il 6,56%.

Nei dodici mesi successivi sono stati leggermente limati tornando al 6,0% nel luglio del 2012, ma è quello che è accaduto negli ultimi sei mesi che deve suonare come un campanello d’allarme, anzi, una sirena!

Novembre 2014 tassi giù al 5,6%

Febbraio 2015 tassi giù al 5,35%

Maggio 2015 tassi giù al 5,10%

Quindi in sei mesi tre interventi al ribasso della Banca Centrale cinese e tasso di riferimento che scende di quasi un punto, sembra quasi di assistere ad un “2008” seppur, per il momento, in forma ridotta.

Credetemi, cari lettori, non c’è altra cosa in economia che sia più importante dei tassi di interesse, guardateli sempre e preoccupatevi sia se sono troppo alti, sia se sono troppo bassi, ebbene sapete in questo momento a che livello sono i tassi di interesse nel mondo?

O troppo bassi!

Sono praticamente a zero in tutti i Paesi cosiddetti sviluppati: negli Stati Uniti, nella zona Euro, in Giappone, in Gran Bretagna e in Canada.

O troppo alti!

Sono a doppia cifra in alcuni Paesi estremamente importanti come Russia (12,5%) e Brasile (13,25%)

Vien da chiedersi, ma nel mondo, oggi c’è qualche Paese “normale”, almeno guardando i tassi di interesse? Sì, l’Australia, il cui tasso di riferimento è oggi al 2,0%, certo anche loro non possono non essere influenzati da una situazione economica planetaria perlomeno problematica, negli ultimi tre anni anche lì i tassi sono solo scesi, e l’ultima volta proprio pochi giorni fa, ma perlomeno sono tutt’ora su livelli accettabili.

Non vorrei essere considerato un pessimista, anzi, sarei il primo ad essere felice se il nostro Paese riprendesse a crescere in maniera sostenuta e duratura, ciò che mi preme maggiormente, però, è l’obiettività dell’informazione.

Essere consapevoli aiuta a prendere le decisioni più corrette, a maggior ragione se ci riferiamo al campo finanziario.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro