Di Maio umilia Renzi

Di Maio umilia Renzi

Per Matteo Renzi questo affronto deve essere risultato intollerabile, farsi umiliare così, pubblicamente, per un vanaglorioso del suo calibro, deve avergli fatto andare il sangue alla testa.

Esser trattato da Di Maio come una pezza da piedi e sentirsi dire dal leader dei CinqueStelle che non intende più avere un confronto televisivo perché lui, Matteo Renzi da Rignano, ex Presidente della provincia di Firenze, ex Sindaco di Firenze, ex Presidente del Consiglio dei Ministri ed ora, probabilmente, anche ex candidato Premier per il centrosinistra alle prossime elezioni, adesso … non conta più nulla, ebbene sì, deve essere veramente umiliante.

Forse Renzi, al momento, potrebbe anche essersi pentito di non aver dato corso a quella promessa ribadita in innumerevoli trasmissioni televisive e avvalorata nella maniera più formale in un luogo sacro per la politica: il Senato della Repubblica, ossia quella di abbandonare la politica e ritirarsi a vita privata.

Ma lui, ahinoi, ha invece voluto continuare la sua avventura in politica, facendo gli stessi errori di sempre semplicemente perché egli è una persona modesta, intendo dire culturalmente ed intellettualmente modesta, uno che si è trovato in giovane età a ricoprire (chissà perché) cariche politiche. E come tutte le persone modeste, di cultura ed intelligenza, anziché reputarsi un miracolato si è convinto di avere qualità che invece non possiede.

Circondandosi poi di personaggi ancor più modesti di lui, come ad esempio la sodale Maria Elena Boschi o il compagno di play-station Matteo Orfini (ma ce ne sono tanti altri) Renzi si è ancor più convinto non solo di essere un uomo politico, ma addirittura uno statista!

Ed ora si ritrova a dover “tener nascosto”, cioè non diffondere pubblicamente, il luogo nel quale farà tappa il suo “treno dell’ascolto” perché ad ogni stazione d’approdo le uniche cose che i cittadini, esasperati e furibondi gli urlavano, erano improperi e imprecazioni.

Ed a questo proposito, scusatemi tanto, ma io davvero avrei la grande curiosità di sapere se la trovata, assolutamente folle ed autolesionista, del “treno dell’ascolto” sia stata partorita dalla stessa mente che ha consigliato all’ex Premier di personalizzare il referendum, oppure se sia stato lo stesso Renzi ad avere avuto la grande idea di promettere di abbandonare la scena politica in caso di sconfitta al referendum, inducendo così molti italiani ad andare a votare “NO”, e di noleggiare un treno per girare la Penisola, inducendo così molti italiani ad accoglierlo ad ogni stazione al grido di “buffone, buffone”.

Matteo i fischi che ascolti non sono quelli del Capostazione che fa partire il treno, sono quelli degli italiani che ti stanno dicendo che ormai il tuo treno è giunto a fine corsa.

Sono passati pochi mesi da quando, con aria spocchiosa e sprezzante, ai compagni di partito che, stanchi delle sue ciarlatanerie, abbandonavano il PD rivolgevi loro un sarcastico “Auguri”.

Adesso sono loro, quelli che se ne sono andati, a cucinarti a fuoco lento, facendoti fare la figura del miserabile, e tu, pietosamente, sei costretto ad andare a Canossa. Ma questo non basterà.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro