Perché Intesa Sanpaolo rende più di Unicredit

Perché Intesa Sanpaolo rende più di Unicredit

Diversi lettori mi hanno chiesto perché, oltre a Banca Monte dei Paschi di Siena, sia Unicredit, nell’anno in corso, ad aver avuto la performance più risicata rispetto agli altri titoli del comparto bancario.

Iniziamo col dire che un raffronto fra il colosso di Piazza Cordusio e le Banche Popolari non sarebbe corretto perché la prevista abolizione del voto capitario ha creato una situazione estremamente particolare che, ovviamente, non ha intaccato Unicredit. Ed anche all’interno delle Popolari l’impatto della trasformazione in Spa non è stato uniforme, ad esempio Ubi è salita del 25% mentre BpM dell’86%!!!

Direi anche di non fare raffronti con Mediobanca, un Istituto che, per l’Italia, rappresenta un unicum.

Non ci resta che raffrontarla con “l’avversario diretto” ossia Intesa Sanpaolo.

Per capire la differenza fra le performance delle due Big Bank nell’anno in corso, io ritengo che si debba confrontare l’andamento dei due titoli su un arco temporale molto più lungo.

Ed a quel punto risultano evidenti tre fasi: gli anni prima della crisi, prima dello scoppio della bolla dei subprime tanto per intenderci, gli anni della “seconda” crisi, o della sostenibilità dei debiti pubblici soprattutto in area euro, e questi ultimi anni di ripresa.

Nella prima fase (1999/2007) Unicredit sale enormemente di più rispetto ad Intesa.

Nella seconda fase (2008/2011) Unicredit scende enormemente di più rispetto ad Intesa.

Nella terza fase (2012/oggi) Intesa recupera in misura molto superiore rispetto ad Unicredit.

Ebbene a mio modo di vedere, quindi, la differenza di performance fra le due principali Banche italiane è dipesa essenzialmente dalla sconsiderata gestione di Alessandro Profumo (1997/2010) in Unicredit. Non che l’attuale AD, Federico Ghizzoni, non abbia colpe, anzi, ne ha, eccome! Egli non ha rappresentato nessun punto di svolta, d’altronde prima di sedere sulla poltrona più prestigiosa a Piazza Cordusio è stato per anni un dirigente ai massimi livelli, quindi non estraneo allo sfacelo dell’Istituto meneghino.

Personalmente, comunque, considero Profumo uno dei più grandi “distruttori di finanze” che l’Italia abbia mai avuto (ed in quel settore il nostro Paese annovera parecchia gente).

Ma c’è chi, paradossalmente, addirittura riconosce al banchiere siculo/ligure dei meriti, come quello, ad esempio, di aver trasformato Unicredit da Banca di medie dimensioni, in uno dei più grandi Gruppi e non solo a livello continentale.

Costoro dimenticano così che non sono le dimensioni a fare “sana” una Banca.

Profumo, in giovanissima età, e senza alcun merito, si è venuto a trovare a capo di un prestigiosissimo Gruppo bancario (ed in Italia nessuno ha ancora spiegato come mai ciò sia potuto accadere), gli è stato dato in mano un “gioiellino” e lo ha trasformato in una enorme “cloaca”, ovviamente il tutto sotto la regia occulta di chissà chi (anzi lo sappiamo benissimo, ma forse è meglio non parlarne).

E’ la storia del nostro sistema bancario degli anni ‘90 e 2000, gli anni delle grandi “liberalizzazioni”, ebbene, di quel massacro, fatto passare sulla testa del popolo italiano, non è certamente esente da colpe Intesa Sanpaolo, la differenza è che nella Banca di Ca’ de Sass fra le tante operazioni sconsiderate non si sono raggiunte vette aberranti come le acquisizioni per cifre da capogiro di Istituti disastrati come la tedesca HVB o la romana Capitalia.

Soltanto per queste due ultime operazioni che ho citato, in un qualsiasi Paese “normale” l’intero Consiglio di Amministrazione del tempo di Unicredit sarebbe stato prima inquisito e poi esemplarmente giudicato da un Tribunale.

In Italia, invece, per quelle “atrocità” (è il termine più appropriato per descriverle), Profumo fu lodato, d’altro canto, ancor prima, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (ed ho detto tutto), aveva insignito Profumo del titolo di Cavaliere del Lavoro … è come aver dato ad Hitler il Premio Nobel per la Pace.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro