La fake new della ripresa economica italiana

La fake new della ripresa economica italiana

Renzi e Gentiloni non perdono occasione per vantarsi di aver riportato l’Italia alla crescita economica, naturalmente si tratta di una gigantesca fake new. Innanzitutto è una ripresa della quale gli italiani “non se ne sono accorti”, ed in ogni caso, come è facilmente dimostrabile, è dovuta per la quasi totalità a due fattori esogeni (cioè estranei ai nostri Governi) e specificamente: alla politica monetaria (leggasi Quantitative easing) da tempo messa in campo dalla Bce ed alla ripresa economica mondiale molto sostenuta.

Facciamo una breve cronistoria. Nel maggio del 2012 l’inattività della BCE aveva portato la Grecia alla bancarotta ed è in quel momento che Draghi pronuncia il celebre “Whatever it takes” proprio perché il default della Grecia aveva fatto sì che tutti gli investitori si ponessero la fatidica domanda “Who’s next?”.

Praticamente col “Whatever it takes”, che, ricordiamo, significa “a qualunque costo”, nasceva di fatto il Quantitative easing, un’arma di politica monetaria non convenzionale che, sia ben chiaro, io ho sempre contestato non in quanto inefficace, ma per gli effetti collaterali indesiderati che  produce soprattutto nel medio/lungo periodo (leggasi crisi del sistema bancario).

E’ chiaro che immettendo migliaia di miliardi di euro nel sistema, seppur acquistando titoli di debito sul mercato secondario e non in asta, qualcosa si ottiene.

Io ritengo che, considerato l’importo ingente messo in campo dalla Bce e le politiche sui tassi estremamente aggressive, i risultati finora raggiunti siano stati deludenti, in particolare sul lato inflazione, ma è chiaro che un qualche effetto lo hanno avuto.

E’ vero infatti che la forte discesa dell’euro (da 1,38 a meno di 1,10 sul dollaro) la si è avuta prima che cominciasse effettivamente il Qe, ma come sempre il mercato “anticipa”, ed è anche vero che dall’inizio dell’anno in corso il cross Eur/Usd da 1,04 è risalito ed ora siamo tornati in area 1,17. Tuttavia le politiche monetarie adottate dalla Bce negli ultimi anni hanno indubbiamente indebolito la nostra moneta, ed un euro meno forte avvantaggia principalmente le economie manifatturiere, quelle cioè maggiormente orientate all’esportazione, in parole povere, in primis Germania quindi Italia.

Un rapporto rigoroso, prodotto dal Centro Studi “Economia reale” presieduto dall’economista Mario Baldassarri ha calcolato l’effetto delle politiche monetarie, convenzionali e non, attuate negli ultimi anni dalla Bce.

In particolare viene evidenziato che l’attuazione del Qe e la conseguente diminuzione del cambio Eur/Usd ha fatto acquisire all’economia italiana 145 miliardi di Pil e 700.000 posti di lavoro.

Ma non solo.

Il modello ha evidenziato che senza il Qe il Pil italiano nel 2017 anziché salire di 1,5/1,8 punti percentuali sarebbe ulteriormente calato (-0,3%) e l’interminabile recessione avrebbe fatto schizzare, sempre nell’anno in corso, il rapporto Debito/Pil addirittura al 160%.

A coloro che, dopo aver letto questi dati si dovessero consolare dicendo “l’abbiamo scampata bella”, ricordo che il Qe prima o poi dovrà finire, ma aggiungo pure che c’è un altro macigno che il prossimo anno si dovrà abbattere sulla nostra economia: dopo averle rinviate per quattro anni, finanziandole a debito, dovranno scattare anche le clausole di salvaguardia, che avranno ovviamente un impatto recessivo, un impatto che, sempre il Centro Studi “Economia reale”, calcola in 0,7 punti di Pil.

Quindi, nella migliore delle ipotesi, la crescita nel triennio 2018/2020 risulterà asfittica.

Finite qua le brutte notizie?

Non ancora.

Dal 2012 ad oggi, quindi con Monti, Letta, Renzi e Gentiloni il nostro debito pubblico è aumentato di una cifra mostruosa, è salito infatti di ben 377 miliardi di euro (cioè del 21%!!!), più di 63 miliardi all’anno, più di 5 miliardi al mese e l’Europa ci ha detto a chiare lettere che non è più disposta a concederci “flessibilità” dopo le elezioni.

Ma le fake news di Renzi & Co. più odiose da sopportare riguardano le tasse che, secondo la narrazione dei nostri governanti, sarebbero diminuite negli ultimi anni.

Ebbene questi i dati: le entrate fiscali nel 2012 ammontavano a 772 miliardi di euro, mentre nel 2017 raggiungeranno gli 807 miliardi di euro, quindi gli italiani dovranno sborsare quest’anno 35 miliardi di euro in più rispetto al 2012, ma non finirà qui perché nel Def appena presentato è lo stesso governo che prevede di incrementare ulteriormente le entrate nei prossimi anni arrivando nel 2020 alla iperbolica cifra di 820 miliardi.

Alla televisione ci dicono che ridurranno le tasse mentre a Bruxelles scrivono che le aumenteranno, che faccia tosta!!!

Insomma, per concludere, cari lettori, voi ritenete che in questi ultimi anni avete dovuto fare parecchi sacrifici? Sì? E’ perché non sapete quello che vi attende.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro