Lo scivolone di Mattarella e le profezie di Montanelli

Lo scivolone di Mattarella e le profezie di Montanelli

Far meglio di Scalfaro, Ciampi e Napolitano era obiettivamente facile, quindi con tutti i propri limiti Mattarella, al momento, si è dimostrato un Presidente della Repubblica migliore rispetto ai suoi ultimi tre predecessori.

Non che si fosse distinto per meriti particolari, semplicemente il profilo basso ed alcune scelte senza dubbio condivisibili (come l’uso degli aerei di linea per i voli non di Stato) sono state apprezzate dagli italiani.

Per questo ha destato un certo stupore lo “scivolone” nel discorso pronunciato in occasione dell’anniversario della tragedia di Marcinelle.

Innanzitutto specifichiamo bene perché stiamo parlando di uno “scivolone” e non di uno “strafalcione” o, peggio ancora,  di uno “sproposito”. Come sempre, infatti, non dobbiamo limitare la nostra attenzione a come hanno titolato i nostri giornali, ma occorre invece riferirsi a ciò che è stato veramente detto.

I titoli dei giornali sono infatti spesso, per non dir sempre, “distorsivi”, per rendere l’articolo più attraente si cerca infatti di estremizzare i concetti espressi. In questo caso, ad esempio, dai titoli dei giornali sembra che Mattarella abbia voluto assimilare i migranti che oggi approdano sulle nostre coste con i nostri connazionali periti 61 anni fa a Marcinelle, in Belgio.

Nella realtà Mattarella, per la precisione, ha detto: “Generazioni di italiani hanno vissuto la gravosa esperienza dell’emigrazione hanno sofferto per la separazione dalle famiglie d’origine e affrontato condizioni di lavoro non facili, alla ricerca di una piena integrazione nella società di accoglienza”.

“È un motivo di riflessione verso coloro che oggi cercano anche in Italia opportunità che noi trovammo in altri Paesi e che sollecita attenzione e strategie coerenti da parte dell’Unione Europea”

Dunque non fa proprio un parallelo fra gli odierni migranti e la tragedia avvenuta in Belgio 61 anni fa che costò la vita a 262 minatori, dei quali poco più della metà (136) erano italiani.

Rimane comunque uno “scivolone” per diversi motivi.

Il primo è che Mattarella non poteva non pensare che quella frase avrebbe creato polemiche, in effetti la situazione dei nostri migranti nel dopoguerra non è nemmeno minimamente assimilabile a quell’ondata migratoria alla quale stiamo assistendo in questi anni.

Banalmente possiamo tranquillamente affermare che i nostri connazionali, se da un lato non rischiavano la vita per raggiungere la Svizzera, la Germania o il Belgio, dall’altro non soggiornavano neppure in alberghi o centri di accoglienza bighellonando tutto il giorno, ma venivano impiegati nei lavori più massacranti e senza alcuna tutela per quanto riguarda la sicurezza.

Quindi Mattarella avrebbe fatto bene a non fare alcun riferimento a “coloro che oggi cercano anche in Italia opportunità che noi trovammo in altri Paesi” … ma non solo!

Mattarella, così come tutti gli altri politici, e soprattutto come tutti i media nazionali, si è dimenticato di dire una cosa molto importante, ed ossia che:

Tutt’oggi un numero ingente di nostri connazionali, paragonabile proprio a quanti lasciarono il nostro Paese nell’immediato dopoguerra, è costretto ad emigrare in cerca di lavoro. Non partiranno più con le valigie di cartone legate con uno spago, ma comunque emigrano in cerca di un reddito che dia loro dignità, una dignità che al momento il nostro Stato non è in grado di garantire ai suoi cittadini.

E la maggior parte di questi nostri connazionali, che ormai da alcuni anni si sono trasferiti all’estero pensando inizialmente ad una emigrazione “temporanea”, una volta integratisi nel Paese di destinazione non sembra abbiano alcuna intenzione di tornarsene in Italia.

Sembra quindi che quanto detto da Montanelli una ventina di anni fa possa esser considerata non una semplice esternazione, ma una vera e propria profezia: “per l’Italia non vedo un futuro, per gli italiani ne vedo uno … brillante!”

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro