Il reddito di cittadinanza del M5S? Un’aspirina data ad un malato di cancro

Il reddito di cittadinanza del M5S? Un’aspirina data ad un malato di cancro

Dimostrare come il reddito di cittadinanza, almeno così come ci è stato “venduto” dal Movimento 5 Stelle, si rivelerà un semplice palliativo che avrà effetti limitati, se non addirittura insignificanti sulla nostra economia, è banale.

E’ infatti sufficiente fare questa semplice riflessione: noi possiamo denominarli reddito di cittadinanza, reddito di inclusione, reddito di sostentamento, ma non solo, chiamiamoli pure 80 euro, oppure programmi di riduzione fiscale, nella pratica, però, stiamo usando denominazioni e strumenti diversi per ottenere un solo scopo: mettere più soldi in tasca agli italiani.

Non dico che fra le varie proposte non ci siano differenze, naturalmente ci sono, ma sono di forma, non di sostanza (oddio qualcuno potrà contestarmi che sono anche di sostanza). I vari “redditi”, infatti, andrebbero a favore delle fasce di reddito più disagiate, gli 80 euro sono andati esclusivamente ai lavoratori dipendenti che rientravano in una certa fascia di reddito, e le riduzioni di carico fiscale ovviamente avvantaggeranno maggiormente coloro che in questo momento sono gravati dalle aliquote di imposta più onerose, quindi una fascia di popolazione abbiente.

Ma in questo articolo non voglio disquisire sull’eventuale “equità” delle varie misure proposte, voglio essenzialmente limitare l’analisi al “quantum”, cioè quanto viene messo nelle tasche degli italiani.

Ebbene per quanto riguarda gli 80 euro il “quantum” è già stato determinato ed il calcolo è semplice: 80 euro x 12 mesi fa 960 euro all’anno, gli italiani che rientrano nella fascia di reddito prefissata sono all’incirca 10 milioni, quindi, facciamo cifra tonda 1.000 euro x 10 milioni fanno 10 miliardi di euro.

Il reddito di cittadinanza del M5S, ovviamente, non è stato ancora introdotto, e sono ancora molti i punti non del tutto chiari, limitiamoci così ai due aspetti che sembrano ormai assodati, ed ossia che, come minimo, quindi limitandoci al caso di una persona single, il beneficiario dovrebbe ricevere un importo di 780 euro mensili ed l’impatto totale della manovra dovrebbe ammontare a circa 15 miliardi di euro.

Facendo banali operazioni aritmetiche, quindi, possiamo facilmente calcolare quale sarebbe il numero massimo di italiani che potranno beneficiare di questo benedetto reddito di cittadinanza: 780 euro per 13 mesi (gli spetterà infatti anche la tredicesima a Natale) fanno 10.140 euro all’anno, ed allora se dividiamo 15 miliardi per 10.000 (tralasciamo anche i 140 euro per facilità di calcolo) ecco che il risultato è un milione e mezzo di persone.

Avete visto che ho arrotondato per difetto (10.000 anziché 10.140 euro) ed ho preso in considerazione il solo reddito minimo garantito (nel caso di persona sposata con due figli a carico, infatti, il M5S parla di un importo mensile di 1.156 euro), insomma nella migliore delle ipotesi si tratta di un numero di “beneficiari” (1,5 milioni di persone), assolutamente limitato.

Basti pensare infatti che i disoccupati in Italia sono oltre 3,6 milioni di persone, e sono altrettanti coloro che hanno contratti precari, poi ci sono gli inattivi e poi tutti coloro che attualmente hanno un reddito inferiore a quella cifra (e che quindi troverebbero più conveniente lasciare il posto di lavoro per incassare il reddito di cittadinanza), insomma altro che un milione e mezzo di persone, la stragrande maggioranza di coloro che attualmente guadagnano meno di 780 euro al mese rimarrebbe con … un pugno di mosche in mano.

Risultato: con 15 miliardi non si affronta minimamente il problema!

Se poi contemporaneamente all’introduzione del reddito di cittadinanza venisse anche abolito il contributo degli 80 euro, il “quantum” effettivo che rimarrebbe nelle tasche degli italiani scenderebbe a soli 5 miliardi di euro, insomma: un’aspirina data ad un malato di cancro.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro